Si è chiuso ieri a Verona, non senza infiammate polemiche, e con il supporto del Vice Premier Salvini, del Ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana, del Governatore della Regione Veneto Luca Zaia e del Sindaco Federico Sboarina, il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF).

Ospitato nel 2018 in Moldavia con la partecipazione del Presidente Igor Dodon, e nel 2017 in Ungheria con la partecipazione del primo Ministro Viktor Orban, il World Congress of Families costituisce un evento di portata internazionale, più o meno discutibile per le sue innegabili connotazioni politiche, che si pone l’obiettivo di favorire la collaborazione di leader, organizzazioni e famiglie al fine di celebrare, affermare e difendere il modello della famiglia naturale come unica e sola cellula fondamentale della società “moralmente fondata” da opporre ai suoi presunti nemici, ossia il divorzio, l’aborto e l’omosessualità.

Ammesso e non concesso che si possa unilateralmente stabilire cosa sia morale e cosa non lo sia per la semplice quanto dirimente circostanza che è estremamente difficile, nel contesto di una società complessa e variegata quale quella attuale, comprendere e/o meglio stabilire, quale sia il bene e quale sia il male, è innegabile che il concetto stesso di “società moralmente fondata” non possa essere scisso da quello di “società eticamente orientata” il quale, contrariamente a quanto hanno mostrato di ritenere i fautori del Congresso, implica e presuppone la necessaria propensione a fare il bene comune di tutti gli individui che compongono la società medesima (eterosessuali, omosessuali, cattolici, atei, etc.), individuato non solo in ciò che si deve fare ma anche e soprattutto nel fare ciò che si deve fare nel modo migliore ed utile per tutti.

Intanto, perché la famiglia, intesa nel suo meraviglioso dinamismo, con buona pace di bigotti e benpensanti, non si limita ad essere ricompresa in un modello unico agevolmente definibile e valido per l’intera collettività.

Quindi, perché il concetto stesso di famiglia risulta inevitabilmente condizionato sia dal contesto sociale in cui essa si forma sia dal modo in cui quel contesto si evolve.

Infine, perché, a voler essere totalmente sinceri ed obiettivi, la famiglia tradizionale, quella fondata sul matrimonio e costituita da padre madre e prole, contrariamente a quanto avveniva nel passato recente, sembra aver perduto la sua funzione sociale restando arginata, più che altro, in una dimensione interpersonale dell’individuo.

Detto altrimenti, la famiglia tradizionale a formazione c.d. fissa, intesa quale organismo stabile e consolidato utile a qualificare lo status sociale degli individui, si rivela, per un verso, inadeguata ad esprimere ed interpretare la società moderna, e per altro verso, incapace di trovare una sua nuova identità soprattutto a cagione della ferma opposizione della Chiesa, di una Chiesa ad oggi gravemente corrotta e compromessa e nell’ambito della quale si consumano i reati più deplorevoli (pedofilia), che si arroga il diritto di vedere il pericolo in ogni forma di famiglia che si allontani da quella di cui all’articolo 29 della Costituzione, con la conseguenza che se sotto il profilo socio giuridico la famiglia tradizionale, sia pure in crisi, risulta pienamente accettata, così non è per la famiglia omosessuale e/o per quella di fatto.

La politica, forse anche per non entrare in rotta di collisione con una Chiesa sempre più esposta alla perdita dei suoi fedeli proprio per l’incapacità di farsi interprete sincera di quei valori che avrebbe la pretesa di imporre, ha, salvo timidi riconoscimenti (legge Cirinnà), colpevolmente voluto ignorare il ruolo delle nuove realtà familiari nell’ambito del processo di trasformazione della società, contribuendo, con le sue omissioni, ad arrestare il percorso di formazione di una diversa scala di valori a cui attingere anche e soprattutto per tramandare alle generazioni future un nuovo modello di vita ispirato ad un insegnamento rispettoso delle diversità e finalizzato alla costruzione di una società che sia veramente e realmente a misura dell’uomo moderno. Tanto più quando i valori che abbiamo conosciuto come tradizionali non siano espressi, anche nel loro privato, dagli stessi esponenti di vertice dei partiti conservatori che hanno voluto sostenere l’iniziativa congressuale.

La famiglia, comunque la si voglia intendere ed interpretare (perché è giusto che a tutte le formazioni familiari venga riconosciuta la medesima dignità sul piano sociale, giuridico e religioso), deve recuperare unità e centralità rivendicando piuttosto il proprio valore multidimensionale all’interno della società, il suo diritto ad essere difesa e rappresentata in quanto formazione sociale fondamentale anche nel pieno rispetto dei principi sanciti nel c.d., e purtroppo troppo spesso dimenticato, Rapporto Sylla sul rispetto dei diritti umani nell’Unione Europea (approvato nel 2003 dal Parlamento Europeo), il quale proprio nella sezione dedicata alle discriminazioni per orientamento sessuale si premura di invitare gli Stati membri all’abolizione di qualsiasi forma di discriminazione, legislativa e/o di fatto, cui possano essere esposti gli omosessuali, in particolare in materia di matrimonio ed adozione.

In quest’ottica, prima ancora della politica, io ritengo che debba essere la Chiesa a dover partire da una analisi profonda di se stessa e mostrare un’apertura sincera verso l’omosessualità e verso tutte le realtà familiari che siano altre rispetto a quella tradizionale. Solo in questo modo saprà rendersi vera interprete della società in cui intende continuare ad operare ed incidere, e solo in questo modo anche la politica, compresa quella conservatrice, riuscirà ad entrare in un’ottica progressista utile a liberarla dall’immobilismo in cui sembra essere intrappolata facendosi portatrice vincente ed efficace di nuovi valori in una società più libera e giusta.

Per dirla alla Montalbano, “mi sono fatta persuasa” che solo la capacità di riconsiderare i valori tradizionali alla luce delle mutazioni sociali in atto sia l’unica strategia possibile utile a favorire una vera rinascita sociale fondata su una nuova ed estesa concezione di famiglia.

Je suis homosexuel, je suis hétéro, je suis croyant, je suis athée.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato - Nuoro)
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