Scarcerato perché le sue condizioni di salute sono state ritenute incompatibile col regime di detenzione, un 75enne è stato riportato, dopo poche ore, all'istituto di Uta.

Un caso, reso noto da Maria Grazia Caligaris - presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme", che suscita "vivo rammarico".

"Non è bastata la solerzia del direttore sanitario della Casa Circondariale - spiega Caligaris -, che ha segnalato il caso, e neppure la tempestività del magistrato di Sorveglianza, immediatamente intervenuto, e degli agenti della Polizia penitenziaria, che hanno tempestivamente eseguito il dispositivo per garantire a un detenuto l’accesso alla pena alternativa al carcere per gravi motivi di salute. L’uomo due ore dopo la scarcerazione è tornato dietro le sbarre".

Il detenuto, F.G., 75enne di origine campana, soffre di alcune gravi patologie "che non possono essere gestite all’interno del carcere in quanto fortemente lesive della sopravvivenza e qualità della vita".

È stato disposto che venisse scarcerato e gli agenti lo hanno portato in una struttura residenziale privata, dove lo attendeva la moglie. Lì però "per un fraintendimento con il titolare del locale, non ha potuto accedere alla stanza prenotata. Il disguido ha costretto gli agenti a ricondurre l’anziano in carcere dove, suo malgrado, ha trascorso la notte dopo un lungo periodo di disorientamento e di proteste".

Non è chiaro quale sia stata la circostanza che abbia portato al rifiuto dell'accoglienza, "probabilmente - aggiunte Caligaris - si è trattato di un qui pro quo legato alla data di prenotazione della stanza non corrispondente a quella in cui è avvenuta la scarcerazione. Ci risulta tuttavia che talvolta non suscita sentimenti di solidarietà la presenza di un detenuto in una struttura privata sia per scontare la pena agli arresti domiciliari sia per un ricovero in una residenza sanitaria o in un nosocomio pubblico per effettuare sedute di chemioterapia o di dialisi".

"Chi sconta una pena detentiva - conclude - esercita il diritto alla salute garantito dalla Costituzione nonché a un trattamento umano. La solidarietà d’altra parte è un sentimento che dovrebbe sempre prevalere specialmente nei confronti di persone che per età o per patologie gravi si trovano in difficoltà. Ciò non significa che i condannati non devono scontare la pena vuol dire soltanto che la pena è sospesa fino a quando le condizioni fisiche e/o psichiche sono incompatibili con la detenzione.

(Unioneonline/s.s.)
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