Vergogna. Non era bastato bloccare le strade. E piangere versando il latte. I pastori hanno dovuto violare il tempio del Dio Pallone per dare la cittadinanza italiana alla loro protesta. È bastato che Barella desse un calcio al bidone del latte per svegliare la stampa nazionale. Il Cagliari Calcio, chiamato in causa con un blitz, ci ha messo la faccia (dirigenza, squadra, allenatore), dando il suo contributo di solidarietà e, soprattutto, di visibilità. Ora la partita va giocata sul tavolo verde, rimasto aperto all'assessorato regionale all'Agricoltura.

Mercoledì ci sarà il secondo tempo, ma in tanti minacciano di non scendere in campo. Per il primo, giovedì scorso, c'erano i produttori di latte e chi lo trasforma in pecorino (industriali e cooperazione). Ora serve un risultato, non un tabellino con su scritto "nd", gara non disputata. Giovedì ci si era salutati senza strette di mano, con gli industriali (lasciati soli anche dalle coop) arroccati su 60 centesimi, il prezzo pagato ai pastori per un litro di latte. «Un'elemosina, non copriamo nemmeno le spese», hanno ribadito dall'altra parte del tavolo. Ecco perché la direzione arbitrale (la Regione) dovrà presentarsi al gran completo, Var compresa. Il presidente Francesco Pigliaru, protagonista di un finale di gara a testa altissima (nonostante la mancata ricandidatura), non lasci solo l'assessore all'Agricoltura. Di più. Il premier Giuseppe Conte, che domani sarà in Sardegna, si faccia fare una sintesi da chi conosce bene il campionato sardo del latte di pecora, che si infiamma una stagione sì e l'altra pure, da troppo tempo. Forse perché si continua a produrre troppo Pecorino romano, unico indicatore per stabilire come ripagare la fatica dei pastori? O si produce troppo latte? C'è qualcuno che bara tra i pascoli e i caseifici? Ecco, si faccia chiarezza. Anche sui luoghi comuni sugli agricoltori assistiti. Hanno lo sconto sul pieno di gasolio? Sì, proprio come i colleghi portoghesi, greci e tedeschi. Ma lì, forse, gli aiuti non arrivano a babbo morto. I premi comunitari? Certo, come in Irlanda, Francia o Bulgaria. Ma lì, forse, hanno tempi più certi. E con meno stipendi da pagare. Vero, la Regione non fa il prezzo del latte, ma molto può incidere per far sì che dirigenti, funzionari, impiegati e tecnici facciano tutti, tutti, la loro parte. In fondo, sono i primi ad avere un reddito in virtù dei contributi Ue per i campi. E se il problema non è l'agenzia Argea, a Cagliari, è Agea, a Roma. E qui il professor Conte può metterci del suo. Subito. La Sardegna è una polveriera. Serve la saggezza, la pazienza e il buonsenso dei pastori. Questa nobile causa non ha bisogno di imbecilli che rincorrono a cento all'ora un padre di famiglia la cui colpa è quella di guidare la cisterna del latte. O bloccano un povero cristo che trasporta mozzarelle e yogurt, gettando tutto per aria. Così sporchiamo solo il latte.

Emanuele Dessì
© Riproduzione riservata