Hanno promesso mari e monti nel corso della estenuante e combattutissima campagna elettorale conclusasi con le elezioni del 4 marzo scorso. Hanno fatto del così impropriamente detto reddito di cittadinanza il loro cavallo di battaglia assicurandone non solo la piena fattibilità (nonostante la più che probabile mancanza di coperture finanziarie e la già certissima mancanza di lavoro), ma anche la utilità ai fini del rilancio dell’economia nazionale e del contrasto alla povertà e alle disuguaglianze accendendo le speranze di tanti italiani, specie nel meridione, che si trovavano, e si trovano, nella necessità.

Hanno anche detto che il sussidio di 780 euro sarebbe andato nelle tasche di nove milioni di poveri e che una famiglia composta da quattro persone avrebbe potuto percepire ben 1.950,00 euro. Tutto molto bello, almeno a livello di proclami. Ma si sa che la bacchetta magica non esiste, e si sa pure che nessun comune mortale su questa terra è stato ancora abilitato al miracolo. C’è da chiedersi come mai nessun economista di fama, tra quelli succedutesi al Governo nel passato recente, di fronte alla gravissima crisi che ci attanaglia oramai da troppo tempo, abbia pensato a questa ricetta così semplice e scontata per provocare un boom economico e far crescere il paese.

Ed ora, il 17 gennaio ultimo scorso, nell’arco di dieci mesi e non senza polemiche, il decreto sul reddito di cittadinanza del M5Stelle è stato approvato (anche se già si parla di modifiche prossime), ma i numeri sono assai diversi da quelli enunciati ed il palloncino delle promesse elettorali si è evidentemente sgonfiato di fronte alla realtà. A percepirlo saranno i cittadini italiani (e non certo i nove milioni previsti), europei e/o cc.dd. lungo soggiornanti che risiedano in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due continuativi, quelli che abbiano un Isee inferiore a 9.360 euro annui ed un patrimonio immobiliare fino a trenta mila euro escludendo la prima casa, nonché coloro che abbiano un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro o a 20.000 se trattasi di famiglie disabili. Il tutto subordinato all’impegno alla ricerca ed al conseguente svolgimento di attività lavorativa entro un certo raggio di azione, anche importante, pena la perdita dell’emolumento.

In buona sostanza, sulla base delle proiezioni eseguite dagli osservatori più attenti, una persona che vive da sola in regime di locazione potrà ricevere un importo fino a 780 euro, una famiglia composta da due adulti e due figli minori potrà ricevere fino a 1.180 euro al mese, una famiglia composta da due adulti, un figlio maggiorenne ed uno minorenne potrà ricevere fino a 1.280 euro, ed infine, una famiglia composta da due adulti, un figlio maggiorenne e due minorenni potrà ricevere fino a 1.330 euro al mese.

Il governa pensa di distribuire una card a chi usufruirà del reddito di cittadinanza (foto Pixabay)
Il governa pensa di distribuire una card a chi usufruirà del reddito di cittadinanza (foto Pixabay)
Il governa pensa di distribuire una card a chi usufruirà del reddito di cittadinanza (foto Pixabay)

Stando poi alle dichiarazioni rilasciate da Di Maio, siffatto reddito sarà erogato mediante una apposita carta di modo da garantirne la tracciabilità ed evitare evasione e “spese immorali” (se così davvero è giusto chiamarle ed io ne dubito fortemente) ossia diverse da quelle inerenti gli alimentari ed i beni di prima necessità.

Ebbene. Qualcuno potrebbe dire meglio questo che niente. In realtà, tuttavia, appiattirsi ad una elemosina non mi sembra la scelta più opportuna.

Intanto, perchè, all’evidenza, il viceministro mostra di ignorare completamente i costi di essenziale sopravvivenza siccome con gli importi in via di erogazione si può davvero a mala pena sopravvivere.

Quindi, perchè controllare il modo in cui la povera gente utilizza il danaro evidentemente spettantegli sulla base di una legge creata ad hoc, è oltremodo offensivo e degradante, perché davvero allora non si capisce perché non si debba controllare anche il controllore che è chiamato prima di chiunque altro a dare il buon esempio.

Poi, perchè la legge sembra non prevedere alcun che, in ordine alla misura dell’emolumento spettante (perché sarebbe assurdo non concederlo) a favore delle famiglie mono-genitoriali con figli, uno o più, maggiorenni e/o minorenni, aventi i requisiti richiesti.

Infine, perchè, il provvedimento neo nato in esame prevede un reddito di cittadinanza per così dire in salita nella sua misura solo per le famiglie che abbiano fino a tre figli, mentre per quelle con quattro o più nulla dice, lasciando intendere che la misura della gentile concessione potrebbe essere identica a quella spettante ai nuclei bi-genitoriali con tre figli e così equiparando ingiustamente situazioni che identiche non sono.

Il reddito di cittadinanza non risolverà il problema della povertà (foto Pixabay)
Il reddito di cittadinanza non risolverà il problema della povertà (foto Pixabay)
Il reddito di cittadinanza non risolverà il problema della povertà (foto Pixabay)

Il rischio che questa misura ci conduca dritti dritti dentro un buco nero dal quale non riusciremo ad uscire, è, dunque, purtroppo, tutt’altro che ipotetico.

L’errore di fondo in cui mostrano di cadere i 5 Stelle, a modesto avviso della scrivente, è quello di ritenere che la disoccupazione attuale sia diretta conseguenza della mancanza di un reddito invece che della mancanza di produzione.

E allora, mi domando, e come me tantissimi: posto che non è stata disposta alcuna misura diretta a favorire gli investimenti produttivi e creare nuovi posti di lavoro attraverso la detassazione dei suoi costi a favore delle imprese che in ipotesi potrebbero offrirlo, che senso ha distribuire uno stipendio, se così lo vogliamo chiamare, a fondo perduto, seppure per un periodo limitato, a chi allo stato attuale non produce nulla ma dovrebbe impegnarsi a diventare produttivo proprio attraverso la ricerca di un posto di lavoro inesistente per non essere state disposte misure idonee a crearlo?

Ci sarebbe davvero da ridere a crepapelle se non fosse storia vera come purtroppo è.

Ed è la ennesima storia del cane che si morde la coda e dello spreco di soldi pubblici investiti in modo improduttivo che altro non fanno se non aumentare il già pesantissimo debito italiano.

La verità è che alla fine, quando i fuochi d’artificio avranno smesso di brillare, i poveri saranno ancora tristemente più poveri e mortificati giacchè avranno perso pure la possibilità di accedere nuovamente alla misura assistenziale, per volerla chiamare col suo vero nome, per non essere riusciti ad inserirsi nel mondo del lavoro nei tempi indicati dalla norma.

Ed ancora, la verità è che a quei poveri se ne aggiungeranno inevitabilmente di nuovi proprio per la totale obliterazione di qualsivoglia previsione volta a favorire gli investimenti produttivi.

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)

© Riproduzione riservata