C'era un primato dietro le suppletive per il collegio di Cagliari. Ora, con il flop delle urne, diventano due.

La percentuale più bassa di votanti, in Italia, si registrò nel 2009, in un referendum sui premi di maggioranza: naufragò con il 23,3% di votanti. Abbiamo fatto molto peggio.

L'altro primato? Non era mai successo, nella storia della Repubblica, che un deputato venisse accompagnato subito alla porta, a Montecitorio. Eletto il 4 marzo scorso sull'onda lunga dei Cinque Stelle, Andrea Mura si era dimesso per le troppe vele. Nel gruppo misto è rimasto giusto qualche giorno: i suoi amici di partito volevano liberarsene subito. Che fosse giusto o sbagliato non è in discussione, il Parlamento decide sempre in nome del popolo italiano. Qui parliamo dei 250 mila sardi convocati al seggio un mese prima delle Regionali.

Si poteva accorpare il voto? Sì, modificando una legge dello Stato che, dal 1957, detta i tempi. Oppure anticipando di un mese l'elezione del governatore e del Consiglio regionale. La prima strada non è stata nemmeno esplorata, la seconda ha incontrato uno o due tiepidi consensi.

C'è chi legge, dietro la fuga dalle urne, la scarsa informazione. A dirla tutta, a far da cassa di risonanza ci avevano pensato Di Maio, Salvini e Berlusconi. Da qui un'altra lettura: è una sconfitta dei "partiti italiani". Ognuno dica ciò che gli pare. Di sicuro, questa volta, sono stati gli elettori a fare vela. E ad uscirne a pezzi è l'immagine delle Istituzioni e del sistema che le sorregge.

In fondo, è cosa nota, per la democrazia c'è sempre un prezzo da pagare. In questo caso il conto è di due milioni. Di euro.

Emanuele Dessì
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