L'ecotassa sulle auto nuove rischia di essere un boomerang per le forze politiche di governo, tanto che la Lega ha mostrato subito non poche perplessità, mentre ieri Di Maio ha fatto una parziale marcia indietro. Quello che sta accadendo in Francia dovrebbe far riflettere. Invece sembra che il Governo italiano voglia replicare il copione di Macron, anche se da un'angolatura diversa.

Tra le misure della legge di Bilancio è spuntato il "bonus-malus", così lo ha chiamato Di Maio, per le auto. Il concetto è semplice: più il mezzo è inquinante e più paghi. Meno inquina, maggiori sono gli incentivi. Il ragionamento è molto simile a quello di Macron: alziamo la tassa sui carburanti (in Italia la promessa elettorale di abbattere le accise per ora non trova nessun riscontro nella legge di Bilancio) così costringiamo i cittadini a rinunciare alle auto a benzina e gasolio a favore di quelle ibride ed elettriche. Tutto bene fino a qui. Ma chi lo spiega all'insegnante che ogni giorno fa cento chilometri per recarsi al lavoro che d'ora in avanti dovrà spendere di più? La rivolta in Francia è nata proprio per questo. Una tassa sul carburante, ora sospesa, e lo Stato che non incentiva l'acquisto di mezzi ecologici ma impone nuovi balzelli sui carburanti.

In Italia, la situazione potrebbe diventare più o meno simile. Perché? Gli incentivi favoriscono i modelli più moderni, quelli ibridi ed elettrici che al momento hanno prezzi più alti delle auto tradizionali. E in Italia sono pochissimi: appena lo 0,4% delle immatricolazioni mensili riguarda mezzi elettrici.

A settembre, le auto diesel in Italia erano invece il 48% del parco circolante e quelle a benzina il 38%. Il resto viene alimentato a gas, mentre il 6% è ibrido. Per quanto riguarda quest'ultimo tipo, peraltro, non si hanno ancora grandi certezze su quali potranno essere le spese per la comunità per lo smaltimento e il riuso delle batterie al litio. Senza contare che le colonnine elettriche per la ricarica non sono ancora così diffuse sul territorio nazionale nonostante gli investimenti di parecchi enti pubblici. Quindi il povero operaio che oggi potrebbe acquistare una Panda fiammante sarà penalizzato, mentre il suo datore di lavoro, che si potrà permettere una Tesla elettrica da circa centomila euro, avrà anche lo sconto. Tutto questo peraltro nel momento in cui Fca annuncia che produrrà le auto elettriche ma lo farà con calma, con una transizione graduale dal diesel alle nuove tecnologie. Gli incentivi previsti dal Governo potranno penalizzare dunque anche le fabbriche italiane del gruppo e gli importatori di marchi esteri, almeno nei prossimi anni. Sul fronte delle navi, la transizione è già in corso: dal 2020 si dovranno utilizzare combustibili a basso contenuto di zolfo e gas naturale liquido (metano) per abbattere le emissioni. Si stanno preparando i depositi costieri, anche nella nostra Isola, proprio per far fronte alla novità. Vi immaginate cosa sarebbe successo se il governo avesse fatto lo stesso ragionamento che fa oggi con il "bonus-malus" per le auto? I prezzi dei traghetti sarebbero schizzati ancora più in alto. Ora, tutto questo chi lo spiega al popolo a cui è stato promesso di abbattere le accise, dare più lavoro e aumentare i consumi? In Germania la Volkswagen ha annunciato che dal 2026 rinuncerà al diesel. Ci sono otto anni per mettersi al passo con i tempi. Senza costringere nessuno, anche chi non se lo può permettere, a spendere di più per un'auto nuova.

Giuseppe Deiana
© Riproduzione riservata