Il caso del gommista di Arezzo, che ha ucciso uno dei ladri entrati di notte nel suo negozio, dopo che aveva già subito numerosi furti in quattro anni, ripropone il tema della legittima difesa, all'esame del Parlamento proprio in questi giorni.

Non è la prima vittima che, dopo il reato subito, deve affrontare lunghi e complicati processi penali per difendersi dall'accusa di lesioni, omicidio o eccesso colposo in legittima difesa nei confronti dell'aggressore. Purtroppo la lista delle vittime processate è lunga e ancora più lunghi sono i tempi dei processi. Il Governo vuole evitare, per quanto possibile, la "vittimizzazione secondaria" cui è esposta la persona offesa dal reato ed ha proposto un disegno di legge in materia di legittima difesa.

Va premesso che la funzione di garantire la pubblica sicurezza è propria dello Stato e allo Stato compete assicurare ai cittadini quella tranquillità nelle piazze e nelle case che oggi purtroppo manca. Perciò il Governo ha stanziato discrete risorse per potenziare le forze di polizia, in modo che una maggiore presenza delle forze dell'ordine dia ai cittadini quel senso di sicurezza che ora manca. Occorre infatti un maggior numero di pattuglie in giro per la città, anche nei sobborghi e, per far questo, occorre potenziare gli organici e i mezzi a disposizione, ricorrere a diffusi sistemi di videosorveglianza e, non ultimo, remunerare adeguatamente chi rischia la vita per tutelare la sicurezza dei cittadini.

Intanto le scelte del Governo si stanno orientando per garantire ai cittadini un'"autodifesa domestica" contro il crimine, sul modello statunitense del "no trespassing". Il disegno di legge sulla legittima difesa, secondo il testo approvato dal Senato e in attesa dell'approvazione definitiva della Camera, modifica l'art. 52 del codice penale, che oggi prevede la non punibilità per chi reagisce in maniera proporzionata all'aggressione subita e, nei casi di violazione di domicilio, ritiene sussistente il rapporto di proporzionalità tra difesa e offesa se taluno, legittimamente presente nell'abitazione o nel luogo di lavoro, "usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o l'altrui incolumità; 2) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione". La modifica proposta si limita ad aggiungere che in tal caso la legittima difesa deve sempre considerarsi proporzionata ed inoltre "agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone". In questo modo la legge presume sempre la proporzionalità della difesa negli ambienti domestici o lavorativi contro le aggressioni armate e vincola la valutazione del giudice, rendendo più facile l'archiviazione del procedimento.

Va detto che tale presunzione di proporzionalità non appare irragionevole in quanto ritiene non punibile la reazione armata della vittima all'aggressione armata (o al pericolo di un'aggressione armata) dell'aggressore, mentre deve escludersi l'uso di un'arma contro il ladro o rapinatore che si arrende o fugge. Poiché spesso oggi l'aggredito è sottoposto a processo per eccesso colposo nella legittima difesa, la nuova legge modifica anche l'art. 55 del codice penale ed esclude la punibilità se, chi ha commesso il fatto "per la salvaguardia della propria o altrui incolumità", ha agito in condizioni di minorata difesa (per le circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all'età), ovvero "in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto"; accertamento, questo, che comporterà indagini non facili.

Le modifiche proposte non eviteranno certamente l'apertura di un procedimento penale, giacché quando si verifica la morte violenta di uomo occorre sempre un'indagine per accertare l'eventuale responsabilità dell'autore del fatto. Ma certamente le probabilità del rinvio a giudizio dell'aggredito saranno minori. Quando sarà approvata la nuova legge sulla legittima difesa, questa dovrà essere comunque applicata anche ai fatti commessi precedentemente, essendo la successiva disposizione più favorevole all'imputato. E questo eviterà quei processi lunghi e penosi ai quali finora erano costrette quelle vittime che lo Stato non è riuscito a difendere. La via maestra da seguire resta comunque la sicurezza pubblica affidata alle forze dell'ordine, per evitare che ogni cittadino sia costretto ad armarsi e a farsi giustizia da sé.

Leonardo Filippi

(Docente Università di Cagliari)
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