L'inferno se l'è lasciato alle spalle: passo dopo passo è risalito dal baratro ma ogni giorno deve scontrarsi con gli sguardi torvi delle persone e con i commenti perfidi e sarcastici.

Giovanni Viviani, che oggi ha 45 anni, è un gigante di un metro e novantadue centimetri. Quand'era poco più che adolescente ha perso letteralmente la faccia a seguito di un incidente. Dopo 380 punti e undici interventi, il volto gli è stato ricostruito ma niente si è potuto fare per l'occhio destro. Non c'è più retina né cristallino, resta soltanto una macchia bianca che per qualcuno è diventata un pretesto per prenderlo in giro.

"Ti guardano strano, a volte mi danno anche del mostro", racconta il giovane, "ma non mi butto giù per queste cose. Non ho mai avuto problemi con le ragazze e forse per questo non me ne sono mai fatto un cruccio, ma penso a chi, magari come me, ha qualche menomazione e per queste battute si chiude in casa. Dobbiamo lottare perché queste cose non succedano".

La vita

Quella di Giovanni Viviani ha un prima e un dopo. Prima c'è un ragazzo che gioca a calcio e a basket, si sente invincibile; dopo c'è un anno e mezzo chiuso in ospedale per cercare di rimettere insieme i pezzi di un viso che non c'è più. In mezzo, un incidente stradale quando Giovanni era poco più che maggiorenne.

L'incidente

"Ero in macchina, accompagnavo a casa un amico. All'altezza della ringhiera di Margine Rosso ci siamo scontrati frontalmente con un'auto che arrivava in senso opposto; i vetri mi sono esplosi in faccia. È stato come se il viso si fosse sfogliato: mi misero 380 punti, non ero più io".

In ospedale

Tra il San Giovanni di Dio e il Marino, Viviani trascorre un anno e mezzo; gli riattaccano anche due dita di una mano: "Ho subìto undici operazioni e pian piano mi hanno ridato un volto, anche se comunque non è il mio. Ricordo i medici che dicevano "l'occhio è andato" e speravo che riuscissero a salvarmi l'altro".

Abituarsi a vedere con un solo occhio non è stato facile, "ma la cosa importante era che fossi vivo. Purtroppo per il destro non c'è stato niente da fare, la retina è staccata, l'hanno soltanto ricucito. Per anni mi è stato difficile anche vedere la luce del sole".

Tornato a casa e ricominciata la vita di sempre, arrivano altri problemi: "Fin dall'inizio mi guardavano strano, al ristorante oppure quando andavo in qualche locale. Ho sempre cercato di non dar peso. Credo dipenda da un'ignoranza di fondo: è come quando per esempio ti metti a guardare insistentemente una persona che non ha un braccio, oppure una gamba. Forse è la paura del diverso. È comunque una reazione da stupidi".

La sicurezza

Giovanni va avanti per la sua strada con affianco una ragazza che fa la modella e lo porta con sé a tutte le sfilate. Ed è lei più di lui a soffrire delle prese in giro delle persone. "Di recente siamo stati a un concorso a Fiuggi", interviene Sara Zorco, "sentivo qualcuno che diceva 'Eccoli, arrivano la bella e la bestia'. Lui mi dice di lasciar correre ma non ce la faccio. Anche qualche giorno fa un gruppo che era seduto vicino a noi in pizzeria l'ha chiamato mostro".

L'amore

Li unisce da sei anni un grande amore e Giovanni, orgoglioso, precisa: "è lei che mi ha corteggiato e ha dovuto anche penare", sorride, "a parte tutto devo dire che l'incidente mi ha davvero dato una forza incredibile. Ti rendi conto che in un momento può finire tutto, che non puoi dare niente per scontato. Per questo, dopo che ho visto l'inferno, i commenti della gente mi scivolano addosso".

Adesso Giovanni vive appieno anche senza un occhio: fa body building e ha aperto una casa di riposo nel centro della città, dove gli anziani lo considerano un figlio. "Bisogna essere orgogliosi di portare le proprie cicatrici", dice ancora, "quando i bambini, curiosi, si avvicinano e mi chiedono spiegazioni racconto loro le storie più strane e mi ascoltano a bocca aperta. A tutti quelli che si sentono presi in giro, non capiti, posso soltanto dire di fregarsene, di fare tesoro di quello che si è vissuto e di andare dritti per la propria strada".

Giorgia Daga
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