Pubblichiamo oggi le parole di Barbara Serra, conduttrice di Al Jazeera a Londra, a ridosso dal centenario dell'Armistizio: un ricordo doloroso, quella della Grande Guerra, che può dare forza al nostro Paese.

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Tutti le chiamano le Guerre Mondiali, ma la maniera in cui vengono commemorate varia da nazione a nazione. Non c'è solo la prevedibile differenza narrativa fra vincenti e sconfitti. Ma - per dire - anche in Italia e Regno Unito, uscite tutte e due vittoriose dalla Prima Guerra Mondiale, questi giorni che marcano il centenario dalla fine della guerra sono vissuti in maniera molto diversa.

Nel Regno Unito chiunque saprebbe dirti che l'armistizio entrò in vigore alle 11 del mattino dell'11 novembre 1918. E non perché sono delle cime in Storia, o perché la data e l'orario (11-11-11) siano facili da ricordare. No, qui tutti lo sanno perché con Natale, Pasqua e Capodanno, il giorno dell'Armistizio è un momento di unità nazionale.

Ogni anno, il Paese si ferma per due minuti di silenzio alle 11 esatte. Dalla Regina Elisabetta davanti al Cenotaph, il monumento dedicato ai caduti in guerra, a gente normale che si ferma nei centri commerciali, in ufficio, nella metropolitana e anche in palestra. Adulti e bambini, di tutte le etnie e religioni, che ricordano non la vittoria, ma il sacrificio che è stato necessario per ottenerla. E tutti con dei papaveri rossi sulla giacca, simbolo dei caduti, fiore immortalato dalla poesia di John McCrae, che descrive i papaveri che crescono nei campi fra le tombe dei soldati. Questa commemorazione collettiva è sicuramente importante, ma niente tiene vivo il passato come i ricordi di famiglia.

Ho una vecchia foto di mio nonno neanche ventenne, con divisa e casco da pilota, uno dei primi della nostra aeronautica. Il suo aereo da caccia venne abbattuto durante la Prima Guerra Mondiale, e ci fu persino un funerale prima che lui riuscisse a tornare a casa a Senorbì. Tutto questo per poi dover vedere una seconda guerra solo 20 anni dopo.

Altra storia di famiglia vede mia sorella Irene che a 8 anni scrive nel tema di classe (scuola internazionale in Danimarca) che in Italia si mangiano i gatti. Questo perché una anziana contadina le aveva raccontato che durante la Seconda Guerra Mondiale chi non aveva altro a volte mangiava i felini domestici. Abbiamo dovuto spiegare alla maestra danese che il gatto non fa in effetti parte della cucina tradizionale italiana, ma credo che il racconto della contadina abbia fatto capire a mia sorella cosa voglia dire patire la fame durante una guerra più di qualsiasi commemorazione.

Questi ricordi dolorosi possono essere una forza per il nostro Paese. Nell'ultima settimana, gli occhi del mondo erano puntati sugli Stati Uniti, e le elezioni Midterm. Ora che democratici hanno ripreso il controllo della Camera dei Rappresentanti e potranno ostacolare il Presidente nella sua agenda per gli interni, Trump potrebbe puntare sugli esteri, dove l'Esecutivo ha più mano libera. Aspettiamoci un Presidente attivo su Iran, Siria, Israele/Palestina, e relazioni con l'Arabia Saudita. I "falchi" dell'amministrazione americana avranno le loro ragioni, ma forse un po' di spavalderia viene dal fatto che non hanno ricordi di un conflitto sul suolo americano. Le guerre mondiali, il Vietnam e la Corea erano tutte guerre lontane. Pearl Harbour era una base navale, non una città con milioni di civili. L'undici settembre è stato uno shock nazionale enorme anche perché nessuna città americana era stata attaccata da un potere straniero. L'undici settembre 2001 sono morte 3000 persone innocenti. I morti della prima guerra mondiale sono 37 milioni, fra i quali almeno 7 milioni di civili.

Domenica è il centenario dell'Armistizio, e coincide con un momento di tensioni e instabilità internazionale. Ogni nazione ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale in maniera diversa, ma per capire veramente l'impatto straziante di un conflitto basta chiedere ai nostri nonni, genitori e zii che sanno cosa vuol dire veramente vivere in tempi di guerra. Chi di noi ha ancora la fortuna di averli.

Barbara Serra

Conduttrice di Al Jazeera - Londra
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