Moratoria di tre anni sulla pesca dei ricci nel mare della Sardegna. Lo ha chiesto alla Regione l'associazione ecologista Legambiente per mettere l'accento sulla forte criticità in cui versa la risorsa, drasticamente depauperata da una raccolta eccessiva e duratura.

Legambiente chiede anche un intervento per il recupero di fondi destinati a un programma di ripopolamento che impieghi, in primo luogo, i ricciai professionali, i 189 subacquei autorizzati nell'Isola alla raccolta di questi frutti di mare.

Lunedì mattina i subacquei autorizzati riprenderanno ad immergersi per la nuova stagione di pesca. Lo faranno fino a metà aprile, fermandosi esclusivamente le domeniche. «E proprio in questi giorni la nostra associazione, da anni impegnata nella tutela della biodiversità dell'ambiente marino, si e molto interessata del problema della raccolta dei ricci. Sono stati promossi incontri con i pescatori, ricercatori universitari, esperti e gestori di Aree marine protette. Ed è emerso un quadro allarmante di forte impoverimento della risorsa che consiglia di intervenire con urgenza», spiegano gli ambientalisti.

Le principali cause del suo depauperamento nei mari sardi sono stati ripetutamente, in questi ultimi messi in evidenza. In primo luogo, la richiesta esponenziale da parte del mercato della "polpa di riccio" con conseguente eccesso di pesca. Una raccolta che ha anche visto in campo un consistente numero di abusivi senza regole.

Da qui il degrado progressivo degli habitat costieri.

«È ormai chiaro a tutti, anche agli stessi pescatori, che si debbano attuare azioni più restrittive per la raccolta del riccio. Pescatori e ricercatori consigliano una moratoria generalizzata, quale forma più efficace per bloccare anche l'abusivismo, con adeguato ristoro economico per gli operatori», ricorda Legambiente.

«Nel contesto regionale le Aree marine protette devono diventare sempre più zone di ripopolamento, ne consegue il divieto di pesca al riccio al loro interno. Lo stesso vale per i settori marini dei Sic e Zps, dove la pesca al riccio dovrebbe essere chiusa in maniera generalizzata. Da qui l'appello alla Regione per un divieto assoluto della raccolta nelle Aree marine protette, per un moratoria di tre anni della raccolta dei ricci su tutto il territorio costiero. «La Regione deve anche recuperare un finanziamento straordinario per la predisposizione di un programma di azione di ripopolamento attivo che impieghi i titolari delle licenze per la raccolta dei ricci e nel contempo elabori una diversa ed innovativa regolamentazione della raccolta che preveda anche la possibilità di prelievo amatoriale da parte delle comunità costiere come forma di conoscenza funzionale alla cultura e al rispetto della risorsa». Non solo: dovranno esserci anche una riduzione drastica della commercializzazione della polpa di ricci e la predisposizione di una campagna di divulgazione per spiegare a operatori del settore e cittadini che rinunciare al consumo dei ricci per qualche anno e indispensabile per favorirne il ripopolamento considerata l'attuale criticità che può condurre al loro ulteriore depauperamento.
© Riproduzione riservata