L'esperimento è datato: nel 1973 a New York viene aperto il primo supermercato autogestito, The Park Slope Food coop. L'idea è semplice: dar vita a un nuovo modo di fare la spesa, di porre un argine allo strapotere della grande distribuzione nata proprio negli States. I soci sono proprietari, gestori e clienti: a New York a oggi si è arrivati a quota 17 mila iscrizioni attive. Una rivoluzione gentile partita dal basso.

La Food Coop adesso è sbarcata anche a Cagliari: nel quartiere di Mulino Becciu, via Crespellani, è nato il primo emporio che ha come modello un'economia fondata sull'etica e la solidarietà. Si chiama Mesa Noa e in pochi mesi ha raggiunto 282 adesioni.

"Il modello americano della food coop - spiega Tiziana Diana, 49 anni, una delle responsabili del progetto - si è diffuso piano piano anche in Europa, prima in Belgio poi in Francia e in Spagna. In Italia il primo esempio è di due anni fa, a Bologna, in quell'Emilia patria della cooperativa agricola. Il secondo emporio è stato aperto a Parma, poi il nostro a Cagliari, di recente un altro a Ravenna".

Negli scaffali del minimarket di Cagliari (che non è aperto al pubblico ma è riservato soltanto ai soci) sono presenti prevalentemente prodotti sardi a chilometro zero. "La nostra - prosegue Tiziana Diana - è un'impresa no profit, nessun guadagno, nessun stipendio. I soci non dividono profitti, ma versano una quota associativa e si impegnano a lavorare gratuitamente per la cooperativa per almeno tre ore al mese. E' la strada studiata per abbattere i costi di gestione dell'emporio e quindi il risparmio per i soci e per promuovere l'agricoltura tradizionale isolana".

L'emporio è una novità assoluta ma non è l'unica attività di Mesa Noa, che porta avanti anche altri progetti legati a economia sostenibile, ambiente e natura. Come il laboratorio (Sa bertula) per la realizzazione di borse e indumenti con stoffe e materiali di riciclo. E i seminari sul consumo critico e convegni culturali sulla produzione tradizionale e sul commercio a chilometri zero.

I prodotti sono scelti secondo un criterio che tiene conto di diversi particolari. "Innanzitutto vengono selezionate le aziende che non utilizzano prodotti nocivi per ambiente e salute - spiegano da Mesa Noa - che siano in possesso di una certificazione biologica e che garantiscano la giusta remunerazione del lavoro. Siamo contrari a ogni tipo di sfruttamento della manodopera. Inoltre per i prodotti in vendita nei nostri scaffali viene garantito un prezzo equo e sostenibile: il risparmio per i clienti-soci è dato dalla qualità dei prodotti venduti e dal fatto che nell'emporio si lavora gratuitamente per la vendita".

Il progetto Mesa Noa è in Sardegna è partito da San Sperate e ha favorito l'economia rurale ma anche nuove forme di socializzazione e incontri tra produttori e consumatori, tra piccoli imprenditori e appassionati di cibo rigorosamente biologico e a costo zero. Ma sicuramente l'aspetto più interessante è curiosare tra gli espositori dell'emporio di via Crespellani. Nel reparto delle birre artigianale ci sono le bottiglie delle aziende di Maracalagonis e San Sperate. Anche i legumi sono rigorosamente nostrani: i ceci sono di San Gavino, lenticchie, cicerchie e farro di un coltivatore di Samatzai.

Frutta di stagione, ovviamente, ma anche quella selvatica come le more e le pere. Tra le verdure da segnalare alcune varietà particolari come le zucchine Chayote e il Topinambur di San Sperate.

Poi i prodotti trasformati come le confetture dolci e la crema di carciofi. Sono annate critiche per i produttori di miele ma a Mesa Noa si può trovare anche il nettare allo zafferano e la sapa di miele.

Citazione anche per i funghi shiitake di Nurri.

La food coop con sede a Mulinu Becciu propone anche olio e olive e di Gonnosfanadiga, pelati e passata di pomodoro dell'Oristanese e del Medio Campidano. I prodotti cosmetici arrivano da una azienda di Barrali: crema corpo, lucidalabbra e saponi.

Le erbe aromatiche essiccate (alloro, melissa, malva, timo, mirto, maggiorana) arrivano da San Gavino e Muravera. Interessante anche lo scaffale dei cereali: si punta tutto su farine e semole di grano duro Cappelli coltivati in Sardegna. La pasta in vendita è prodotta artigianalmente con grano sardo. Un successo la farina di grano Khorosan di sardo sole che riunisce i produttori della Marmilla. Il riso proviene da aziende agricole di San Gavino, Cabras e Oristano.

Reparto gastronomia: in vetrina i formaggi di Musei, di Macomer e di San Niccolò Gerrei, in particolare la mozzarella di pecora. I salumi sono di Settimo San Pietro. Infine le uova, ovviamente da galline allevate a terra e all'aperto nelle campagne di Mogoro.

Tutto prodotti che non sono presenti nei bazar della grande distribuzione: è la scommessa di Mesa Noa, che verrà raccontata in un documentario a cura del regista Daniele Atzeni.
© Riproduzione riservata