ISTAT E FIDUCIA Mascherine, distanziamento sociale, prudenza e diffidenza. La Fase 3 non ha ancora spazzato via ansie e paure, ma alcuni segnali fanno intendere che il peggio sembra passato davvero. Al di là delle sensazioni effimere e delle analisi un po' superficiali, meritano un approfondimento alcuni dati statistici emersi in questi giorni. La fonte è autorevole, le stime certificate. Sono quelle effettuate dall'Istat che ha registrato da maggio a giugno un aumento sia dell'indice del clima di fiducia dei consumatori (da 94,3 a 100,6) sia del cosiddetto indice composito del clima di fiducia delle imprese passato da 52,7 a 65,4. Questi "termometri" dell'umore dei consumatori - giova ricordarlo - sono frutto di un'indagine a campione che si pone come obiettivo quanto singoli e famiglie abbiano in animo di investire, spendere e risparmiare. Al telefono il cittadino interpellato risponde a nove domande precise sullo stato dell'economia italiana, dell'occupazione, sui giudizi sul bilancio familiare e così via.

I CITTADINI Il clima di fiducia dei consumatori - rileva l'Istat - nel Paese registra una crescita diffusa, che riguarda tutte le sue componenti, seppur con intensità diverse. Si respira meglio insomma sul fronte economico (da 72,9 a 87,2) si registra più fiducia nel futuro (l'indice passa da 93,1 a 105,6) il clima personale e quello corrente sono più salubri (da 100,9 a 104,5 e da 95,0 a 96,4, rispettivamente) ma l'incremento su questi ultimi due fronti è contenuto. I dati confortano ma non del tutto Simone Girau, presidente sardo di Adiconsum. "Rispetto alla situazione preCovid", riconosce Girau, il saldo è purtroppo ancora negativo. L'indice del clima di fiducia dei consumatori viaggiava attorno ai 111 a gennaio, dunque siamo ancora sotto. Il dato rilevato di marzo, disastroso, ricalcava quello registrato nel 2013, in piena recessione". Questo leggero miglioramento c'è comunque stato ed "è in linea - osserva il presidente di Adiconsum in Sardegna - con quello registrato nei paesi dall'Eurozona". In Sardegna anche l'osservazione delle lamentele dei consumatori consente di capire che c'è maggiore fiducia nel futuro. "Se in piena pandemia eravamo tempestati di lamentele per i prezzi in rialzo di mascherine, disinfettanti, frutta e verdura, adesso la situazione è decisamente migliorata. C'è fiducia nel futuro ma quanto al presente resta la preoccupazione".

LE AZIENDE Per quanto attiene al mondo imprenditoriale, le stime evidenziano un aumento della fiducia diffuso in tutti i settori anche se i livelli rimangono depressi. In particolare l'indice di fiducia del settore manifatturiero passa da 71,5 a 79,8 e nell'industria del mattone aumenta da 108,4 a 124,0. Per il comparto dei servizi, si registra una risalita dell'indice tanto nei servizi di mercato (da 38,9 a 51,7) quanto nel settore del commercio al dettaglio (l'indice passa da 68,0 a 79,1).

Ovviamente parlare di indici o campioni tout court potrebbe sembrano un'astrazione. Allora agevola la comprensione riportare come l'Istat si soffermi sulle componenti dell'indice di fiducia. "Nell'industria manifatturiera - è l'analisi dell'Istituto nazionale di statistica - migliorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese di produzione. Le scorte di prodotti finiti sono giudicate in lieve accumulo rispetto al mese scorso. Per le costruzioni, l'aumento dell'indice è determinato da un deciso miglioramento dei giudizi sugli ordini a cui si unisce un aumento delle aspettative sull'occupazione presso l'impresa". Preoccupa ancora il saldo negativo registrato sugli ordini nonostante il deciso incremento delle attese. "I giudizi sia sugli ordini sia sull'andamento generale dell'azienda - aggiunge l'Istat - registrano un lieve miglioramento. Segnali positivi anche nel settore del commercio al dettaglio, nell'ambito del quale "recuperano decisamente le aspettative sulle vendite future - è l'osservazione che arriva dall'Istat - il cui saldo torna positivo per la prima volta dall'inizio degli effetti della pandemia. Si assottigliano le scorte di magazzino, "giudicate in decumulo" e peggiorano i giudizi sulle vendite.

L'iniezione di fiducia, insomma, va verso il robusto e secondo i risultati dell'indagine Istat è diffusa sia nella grande distribuzione sia in quella tradizionale. Le cifre però non tranquillizzano i rappresentanti degli industriali. "L'apparente uscita dalla fase più acuta della crisi sanitaria", rileva il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale, "la riduzione dei casi di contagio e la riapertura di quasi tutte le attività sembra aver indotto nella maggioranza della popolazione un sentimento di maggiore fiducia nel futuro rispetto ai mesi appena trascorsi. Ma per quanto riguarda le attività economiche ritengo che sia ancora prematuro parlare di uscita dalla crisi. Direi anzi che stiamo attraversando solo adesso la fase più delicata. La crescita dell'indice di fiducia degli imprenditori registrata dall'Istat ritengo perciò derivi da un oggettivo miglioramento delle prospettive ma appare contenuta proprio per la consapevolezza del sistema imprenditoriale del fatto che, dal punto di vista economico, persiste la fase di crisi e che appare sempre più necessario che le misure straordinarie di sostegno alle imprese, finora solo preannunciate dalle autorità governative, esplichino concretamente i loro effetti".

Gianluca Deriu, direttore di Ascom-Confcommercio Nuoro-Ogliastra, senza nulla togliere al prestigio e all'attendibilità dell'Istat, non si sente per nulla rassicurato. "La fiducia - dice - è variabile e non è detto che si traduca in veri consumi. Soprattutto sul lungo periodo". Altre cifre fanno rabbrividire. "Il 65 per cento degli italiani - fa osservare Deriu - quest'estate non farà vacanza, registriamo un meno 70 per cento di assunzioni nel comparto turistico. Il bonus vacanze? Molti non ne conoscono nemmeno l'esistenza, in più è talmente complicato usufruirne che le famiglie ci rinunciano. A colui che lo ha inventato darei il premio Nobel delle complicazioni".

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