Il peggio deve ancora arrivare. Ma siccome essere ottimisti significa scongiurare le sciagure e impedire che i gufi prendano il sopravvento, Andrea Pala non nega l'evidenza ma pensa positivo: un dovere, oggi, al debutto della Fase 2. «La situazione è preoccupante nella Penisola come in Sardegna. Ma sono sicuro che da questa emergenza nasceranno nuove opportunità. Si tratta di saperle cogliere e ottimizzare». Presidente nazionale di Assoenologi Giovani, 34 anni, enologo consulente di numerose aziende in Sardegna e in diverse regioni della Penisola, Pala è originario di Luras, formazione nella grande scuola toscana ma della Gallura ha l'orgoglio della sua terra e la fermezza dei graniti.

Uno dei punti cardini del suo piano per affrontare la crisi del mondo vitivinicolo, innescata dal crollo delle vendite e dal blocco del canale horeca (ristoranti, alberghi, enoteche, wine bar), riguarda proprio un cambio di passo e di mentalità. «L'Isola negli ultimi tre anni ha avuto cali di produzione particolarmente importanti», spiega Pala. «In un contesto nazionale la Sardegna rappresenta appena lo 0,75 per cento della produzione. E questo dato è la cartolina fedele della nostra realtà vitivinicola. Un tessuto produttivo formato in prevalenza da piccole e medie aziende che non hanno i numeri, e forse neppure la volontà, per entrare nella Grande distribuzione. Il loro quasi esclusivo canale di vendita sono le enoteche, i ristoranti, i bar». L'horeca, appunto, diventato per circa due mesi e mezzo una sorta di vicolo cieco a causa delle norme per il contenimento del contagio. Quel poco di ossigeno per mantenere in vita le aziende è arrivato dall'e-commerce. «Le vendite su internet sono state utilissime, ma sono state una risposta istintiva, quasi dettata dall'emergenza. Ora, però, è necessario migliorare e potenziare l'utilizzo di questo canale in modo che, da strumento emergenziale, diventi un'abitudine. Soprattutto per i consumatori che, con questo strumento, possono scegliere il loro vino in modo più attento e meditato», dice il presidente di Asseonologi Giovani.

Sarà necessario diversificare i canali di vendita. «Il rapporto con l'enoteca deve continuare ad avere una sua priorità non è il ruolo delle enoteche che deve essere sminuito ma anzi potenziato, supportando insieme le vendite online anche da parte loro ma non deve essere l'unico», esorta. «Questo interminabile periodo di lockdown ci ha in qualche modo costretti a frequentare quasi quotidianamente i social e le vendite online», dice, «questi strumenti devono entrare nell'uso quotidiano delle aziende. Tra marzo e aprile abbiamo registrato un vero exploit di aziende che hanno proposto i loro vini attraverso la rete, si sono moltiplicate le piattaforme web che propongono dirette di wine tasting, degustazioni condivise. E c'è stato un incremento di nuovi clienti intorno al 75 per cento». Dunque la strada tracciata guarda necessariamente alle moderne tecnologie. «Non fermiamoci davanti alle difficoltà di oggi, ma da questa emergenza dobbiamo trovare nuove soluzioni per il futuro», sostiene Pala. «Il commercio online sarà un settore sempre più strategico». Un modo che permetterà di valorizzare meglio e promuovere «non solo le piccole realtà, ma anche quei vini rari nati da uve autoctone, penso, per esempio al nostro Arvisionadu o alla nostra Malvasia di Bosa, o, ancora, alla Vernaccia di Oristano, che i canali tradizionali non sono riusciti a valorizzare adeguatamente».

Il senso dell'orgoglio deve prevalere sulla sfiducia. Gli investimenti oggi vanno ben canalizzati: interventi sulla comunicazione, social e vendita online. «Questo blocco generale con pesanti ricadute economiche - continua l'enologo - è avvenuto in un momento cruciale, ovvero quello delle fiere internazionali come il Vinitaly, il Prowein giusto per ricordarne due». E si è perso anche il momento delle pianificazioni per l'estate che in tempi normali significa l'arrivo di migliaia di turisti. In annate normali. «Stiamo parlando non solo di volumi dimezzati ma anche di gravi conseguenze per la prossima vendemmia a causa della mancanza di liquidità». Preparare la vigna, a cui non puoi certo chiedere di pazientare, per avere un raccolto di qualità ha i suoi costi. L'invito alla nuova partenza, neppure troppo velato, di Assoenologi Giovani è rivolto alle nuove leve. «Sono loro che devono prendere in mano la situazione e dare un forte contributo alla gestione aziendale. Ma sarà fondamentale anche essere capaci di fare massa. «Creare associazioni, unire i territori - dice - e diffondere sui social e nella comunicazione internazionale il marchio Sardegna, in questo modo sarà più facile dare visibilità anche a tutte le piccole realtà che fanno sistema».

La crisi che vive il mondo vitivinicolo sardo ha sicuramente aspetti diversi e variegati rispetto a quanto sta avvenendo in altre regioni. Il taglio alle produzioni, causate da stagioni climatiche avverse, ha significato anche giacenze inferiori in cantina. La distillazione di emergenza (sono stati chiesti contributi per distillare uno stock complessivo di 3 milioni di ettolitri) e la vendemmia verde, soluzioni richieste a livello nazionale al Governo, riguardano in particolare le regioni caratterizzate da grandi produzioni, non tanto l'Isola. E nonostante questo il vuoto lasciato dalla chiusura del mercato horeca non sarà privo di conseguenze. Una fra le tante, i prezzi. Il rischio che si possa innescare una competizione al ribasso è molto grave. «Andare ora ad abbassare i prezzi significa svendere la qualità. E il prossimo anno riportare i prezzi al loro giusto valore sarà complicato. Maggiore è l'offerta e minore sarà il potere di vendita».

Un motivo in più per dirottare fondi e investimenti nella formazione online e nel rafforzamento delle nuove tecnologie. «Avere un canale che ti permetta di comunicare con l'altra parte del mondo sarà fondamentale». A quel punto sarà decisiva la capacità di mettere in evidenza «le nostre eccellenze non solo Vermentino e Cannonau ma le tante varietà che hanno un valore qualitativo immenso». Enoturismo, tutto da costruire nella nostra Isola, ma non solo. «Sarà una sfida vinta se finalmente riusciremo a parlare di vino parlando della nostra storia».
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