"E' più facile prevedere cosa succederà tra dieci anni che immaginare lo scenario tra nove o diciotto mesi". La sfera di cristallo non funziona, si può solo puntare su investimenti ragionati, regole chiare e maggiore flessibilità in alcuni settori. Il coronavirus cambierà anche i centri commerciali. Federico Nieddu, area manager di Policentro - la società che ha realizzato La Corte di Sole di Sestu - racconta come saranno le gallerie alla riapertura.

Prima di tutto, la sicurezza dei clienti: come verrà garantita? "Tutte le gestioni dei centri commerciali devono elaborare dei protocolli interni che soddisfino le esigenze di servizio ed intrattenimento, compatibilmente con quelle nuove di sicurezza e "rassicurazione" sanitaria. I clienti vorranno svagarsi, fare shopping e, allo stesso tempo, vorranno sentirsi al sicuro".

Come assicurerete il distanziamento sociale?

"Verranno studiate tecniche di orientamento dei flussi di clientela, criteri razionali per l'ingresso e l'uscita delle persone nella galleria e nei punti vendita. Poi mascherine e guanti per i lavoratori, igienizzazione frequente degli ambienti, pulizia costante di tutti i filtri degli impianti di aerazione, strumenti di misurazione della temperatura corporea, vigilanza continua sull'utilizzo dei presidi da parte di ciascun cliente e da parte del personale dei punti vendita".

Insomma: nessuno stravolgimento strutturale.

"I centri commerciali dovranno ancora una volta comportarsi come piccole "smart cities" caratterizzate da adattamento organizzativo, socialità, ordine, igiene. E' surreale ipotizzare grandi stravolgimenti architettonici o fantasiose compartimentazioni, che difficilmente incontrerebbero il favore della clientela, degli organi di controllo antincendio e dei proprietari e affittuari. Saranno avvantaggiati tutti i centri commerciali concepiti con gallerie spaziose e all'aperto".

Alcune delle attività tradizionali all'interno dei centri commerciali stavano attraversando un periodo di crisi. Ora ci sarà un ricambio delle attività?

"L'attività tradizionale dei centri commerciali, cioè il commercio al dettaglio, stava soffrendo la sovrapposizione del commercio on line. I centri commerciali e i loro commercianti non sfruttano ancora adeguatamente i vantaggi offerti dal web. Ora devono farsi trovare pronti ad appagare il desiderio collettivo di libertà, di socialità autentica, ma anche a rispondere con prontezza ai clienti, "allenatissimi" all'utilizzo degli strumenti telematici, per valorizzare i propri prodotti".

Potrebbero nascere nuovi servizi?

"Si potrebbero sviluppare nuovi servizi, correlati alle attività attuali. Penso alla consegna a domicilio, o a vendite programmate e personalizzate, su appuntamento".

Come saranno i prossimi mesi, dopo la riapertura?

"Sará tutto abbastanza graduale, ma credo che la fase 3 registrerà il riscatto della ristorazione, del cinema, delle palestre, delle sale giochi e in generale di tutta l'organizzazione di eventi, tutte attività che recupereranno con gli interessi il tempo e il capitale perso".

Molti però potrebbero essere costretti a chiudere.

"Ritengo che il grande problema della liquidità immediata dovrà essere gestito con responsabilità e complicità tra le proprietà dei centri commerciali e gli affittuari, auspicando un approccio maggiormente indulgente da parte dello Stato, magari fornendo degli strumenti di garanzia, oltre al simbolico credito d'imposta. Infine i commercianti dovranno attivare delle politiche di prezzo sorprendentemente aggressive per movimentare la cassa, quindi garantirsi la sopravvivenza".

Chiusure domenicali: qualcuno sostiene che l'apertura nei fine settimana debba essere limitata anche in futuro.

"Penso che la gente, soprattutto in questo momento, non desideri una ulteriore limitazione delle libertà individuali. Vedo l'apertura domenicale come un'espressione democratica del volere del consumatore: la domenica è il primo o il secondo giorno della settimana per rilevanza delle affluenze e dei consumi. Perché opporsi al volere della collettività?".
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