''È stata salutata come una manifestazione di solidarietà da parte dell'Unione Europea, tanto attesa e auspicata, l'iniziativa SURE, il fondo Ue da 100 miliardi destinato a finanziare le Cig nei Paesi in difficoltà per la pandemia. Ma la realtà appare bene diversa e potrebbe trasformarsi in un 'fuoco amico'''.

A dichiararlo sono giuristi, avvocati e costituzionalisti del Centro Studi Livatino.

''Avventurandosi nel labirintico sito web della Commissione - sostengono - non compare niente di definito sul tema, se non dichiarazioni infarcite di retorica, spesso prive di versione italiana, e come tali distanti dalla comprensione del Paese''.

Secondo il Centro Studi ''l'auspicio è che le anticipazioni siano lontane da quella che sarà la definitiva configurazione del meccanismo. Se infatti fosse vero che allo Stato italiano è stato chiesto di garantire i prestiti europei depositando somme considerevoli (25 miliardi, pari all'intera somma stanziata dal DL Cura Italia), le condizioni sarebbero persino più gravose dell'emissione di debito pubblico nazionale: dovremmo forse emettere BTP per trovare le somme necessarie a garantire un prestito europeo?''.

''La prospettata somma complessiva di 100 miliardi, divisa tra tutti i Paesi europei - sostiene il Centro Livatino - rischia di essere davvero poca cosa per ciascuno, e se venisse confermato che vi sarà una correlazione tra quote di prestito e PIL, diventa concreta la prospettiva che la parte del leone in questi finanziamenti la facciano i soliti Stati, e non gli Stati più colpiti''.

''Se le anticipazioni fossero fondate, dove sarebbe la famosa solidarietà europea? Più che un "bazooka", per sconfiggere il virus sul piano economico, l'Unione starebbe in questo modo per mettere in campo un "fuoco amico" conclude il Centro Livatino.

(Unioneonline/v.l.)
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