In Sardegna ci sono 920 hotel con 110mila posti letto, 100 campeggi con 90 mila letti, altri 60mila si contano tra i residence e le 37mila strutture dell'extralberghiero. Attorno al sistema dell'accoglienza si muove il mondo di tour operator, agenzie di viaggio, ristorazione, agroalimentare, trasporti, servizi. Un'infinità di aziende con oltre 94mila dipendenti solo nell'indotto diretto che lo scorso anno ha soddisfatto le esigenze dei 3.557.557 vacanzieri che secondo l'osservatorio di Sardegna turismo sono arrivati nell'Isola. Circa due milioni e mezzo hanno alloggiato negli hotel, gli altri nell'extralberghiero e nelle case private.

L'impatto

Non ci vuole tanta immaginazione per capire quanto la crisi impatterà sulla filiera. Cerved Industry Forecast ha fatto una stima: il calo del fatturato, a seconda che l'emergenza finisca a maggio o a fine anno, sarà compreso tra il 31 e il 73%. Nell'ospitalità, considerato un volume d'affari di poco inferiore a un miliardo, a seconda dello scenario mancheranno tra 300 e 700 milioni. L'osservatorio sul mercato del lavoro dell'Aspal ha calcolato che i posti a rischio sono 47mila solo nell'indotto diretto. Si tratta di lavoratori che facevano la stagione e poi nei mesi vuoti campavano con l'indennità di disoccupazione. Niente lavoro, niente indennità. Ecco che cosa si rischia: il tracollo.

Paolo Manca, presidente di Federalberghi, oggi avrebbe dovuto aprire il ristorante di uno dei suoi tre hotel, il Parco degli Ulivi di Arzachena. Sarebbe stato il preludio all'inaugurazione stagionale dell'albergo nel prossimo weekend. Non aprirà. «Dal 21 febbraio la domanda è vicina allo zero e ad oggi il sistema ha perso tre mesi - marzo, aprile e maggio - perché tutte le prenotazioni sono state cancellate. Resta qualcosa a giugno ma stiamo perdendo anche quello e la speranza è che almeno a luglio, agosto e settembre si possa lavorare, ma è un'ipotesi molto ottimistica».

Stop tributi e liquidità

Ecco perché tutti gli operatori ritengono che la sospensione dei mutui sino al 30 settembre non serva e occorrerebbero almeno altri 6-12 mesi di proroga: «Le strutture che apriranno avranno diseconomie pazzesche perché un conto è spalmare i costi su cinque mesi, un altro è dividerli per due», spiega Manca. «Nessuno sarà in grado di pagare i mutui e, al contrario, serve tanta liquidità, serve detassare il lavoro, serve che i Comuni non facciano pagare la Tarsu e altri tributi. Se noi non portiamo i turisti in Sardegna saranno guai e per questo non servono interventi a tappeto ma occorre una scelta politica forte a sostegno del nostro settore, che può essere il più rapido a ripartire dopo la crisi».

B&B e case vacanza

Anche tutto l'extralberghiero è fermo. Significa 37mila strutture, stando alle registrazioni su Airb&b, che attirano nell'isola circa un milione e 100mila persone e fatturano circa 260 milioni. «Nello scenario più ottimistico rivedremo qualcuno a luglio, in quello più realistico non ci sarà stagione», è la previsione di Maurizio Battelli, presidente dell'associazione Extra, che stima in 200 milioni la perdita per il settore. Per dare una misura, a Cagliari in questo periodo il tasso di occupazione di B&B, affittacamere e case vacanza era del 60%, oggi è sotto il 10%, ma solo per soddisfare una clientela locale. «Tengono, per ora, le case al mare ma solo perché si aspetta l'ultimo momento per disdire», spiega Battelli, che ha due richieste per il settore: «Auspichiamo che la Regione ci consenta di usufruire dei fondi straordinari stanziati in Finanziaria e che protegga il nostro settore dalle disdette stipulando polizze assicurative con broker internazionali. Sarebbe un investimento utile e lungimirante».

Fabio Manca

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