"Quale sarà il futuro lavorativo di cinquemila docenti precari del mondo della scuola in Sardegna, dei diecimila della Campania e dei 60mila in tutta Italia?".

È il quesito che si pongono i precari, pronti a una nuova mobilitazione giovedì 5 marzo alle 16.30 in piazza Garibaldi a Cagliari.

Qui si terrà una fiaccolata per il lavoro, dal titolo "Lumino Day. A organizzarla, l'associazione nazionale Docenti per i Diritti dei Lavoratori (AnDDL).

A Cagliari il corteo, una volta partito da piazza Garibaldi, si dirigerà in via Sonnino per proseguire il via XX Settembre e in via Roma per concludersi in piazza Yenne dove ci saranno gli interventi dei precari.

"Saranno 2 giorni di mobilitazioni, - spiega Pasquale Vespa, ingegnere napoletano con all'attivo 8 anni di precariato come docente di Terza Fascia - il 5 marzo a Cagliari con un nuovo 'Lumino Day' ed il 6 marzo organizzeremo per essere presenti in corteo a Napoli. L'obiettivo è quello di denunciare ancora una volta la volontà politica di mandare allo sbaraglio 60 mila docenti precari, che invece di essere stabilizzati come sta avvenendo in tutta la Pubblica Amministrazione, saranno selezionati con un a Quiz a premi. Chi sbaglia, paga. Stranamente a pagare saranno i lavoratori della conoscenza che in questi anni hanno consentito il corretto funzionamento della scuola pubblica e non i politici che professano una falsa meritocrazia" - commenta Vespa".

"Vogliamo capire - aggiunge Vespa - a chi sta a cuore il destino lavorativo di oltre 10mila famiglie precarie della Campania e 5mila della Regione Sardegna".

LE TESTIMONIANZE - L'associazione racconta anche le storie di alcuni precari isolani. Come Diego Palma, nato a Napoli nel 1984, lavora da anni in Sardegna come docente Itp di sala e vendita.

"La mia avventura come docente è iniziata nel lontano 2005 solo per un anno scolastico, interrotto per scelte personali e per esigenze di vita, costanti peripezie che mi hanno riportato di nuovo ed interrottamente in cattedra sino ad oggi, dall'anno scolastico 2013/2014. Lo Stato vede in me ed in tanti colleghi precari solo un numero di partita di spesa, mai una risorsa, mai sotto l'aspetto umano. Il problema del precariato in Italia è atavico, ed ogni volta che si è tentato di risolverlo si è solo creato un divario tra poveri. Spero un giorno finisca l'estenuante agonia di non avere la certezza del futuro".

Sulla stessa lunghezza d'onda Valerio Polito, originario di Gallipoli, in provincia di Taranto, ma a Villacidro da più di 10 anni: "Ho ripreso ad insegnare - racconta - dopo aver esercitato la sola professione di chef dal 2000 al 2013. Ho visto cambiare la scuola e la mia vita. Riconosco nella mia condizione di padre separato e docente precario un parallelismo evidente: in entrambi i casi i diritti si dimezzano ma le responsabilità raddoppiano, la continuità svanisce nel nulla e il compito educativo/ formativo diventa ancora più duro. Vedo la scuola moderna investire sulla tecnologia (che spesso mi appesantisce il lavoro anziché semplificarlo) e non badare per nulla ai docenti, tanto meno a quelli precari. E' un po' come puntare sulla macchina e risparmiare sul pilota: la corsa non sarà buona, tantomeno vincente. Forse sarà una corsa lunga".

E poi Luigi Marchini, docente a Capoterra e iscritto alle graduatorie di Istituto nel 2013: "In quell'anno ho iniziato la mia carriera come insegnante. Ho sempre amato insegnare presso le scuole civiche di musica, e una volta laureato ho ritenuto che fosse quella la mia strada, ho sempre creduto nell' insegnamento ed ho colto l'opportunità di farlo anche nella scuola pubblica. Inizialmente le chiamate da parte delle scuole non erano né numerose né continue, ma cresceva in me il desiderio di insegnare e continuare per la strada scelta. Con gli anni le cose sono cambiate e ho iniziato ad avere nomine annuali, stipendi su cui contare e creare quelle basi per la mia futura famiglia, prima la casa, poi il matrimonio ed infine una bimba. Ovviamente sono state scelte coraggiose perché purtroppo essere precario non ti da sicurezza o garanzie sul tuo futuro, l'ansia che provo ogni inizio anno fino a quando viene deciso il tuo destino come al tavolo di un casinò, non la auguro a nessuno".

(Unioneonline/l.f.)
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