L'ultimo in ordine cronologico è nato qualche mese fa alle porte di Cagliari e si è imposto alla ribalta nazionale grazie a una particolarissima ricetta al ginepro. La galassia dei birrifici artigianali in Sardegna si espande ogni giorno di più, sono ormai una quarantina quelli attivi in ogni angolo della Sardegna, e spesso e volentieri stanno traendo ispirazione dalle tradizioni locali per creare un'offerta ricca e originale. D'altronde buon sangue non mente, e se i sardi bevono in media nell'arco di un anno il doppio della birra rispetto ai connazionali ci sarà un perché. Ed ecco che nel corso degli ultimi anni nuove etichette sono spuntate come funghi, sull'onda di una moda enogastronomica che sta premiando sempre più i prodotti di nicchia, non industriali, dal prezzo ben più alto, ma creati utilizzando materie prime genuine e ricette mai tentate prima, così valide da aver convinto anche rinomati chef che ad abbinarle ai propri piatti, e meritare quindi il sovrapprezzo.

Una ragazza beve una birra (Archivio L'Unione Sarda)
Una ragazza beve una birra (Archivio L'Unione Sarda)
Una ragazza beve una birra (Archivio L'Unione Sarda)

RIVOLUZIONE - La rivoluzione è più o meno scoppiata, in Italia e in Sardegna, una dozzina di anni fa, ma già negli ultimi anni dello scorso millennio coraggiosi pionieri preparavano una ricetta da commercializzare in proprio. Eppure gli esordi non sono stati facili: agli inizi in pochi hanno infatti accettato di dover pagare una bottiglia di birra quanto o più di un vino. Soprattutto nella terra che da oltre un secolo si abbevera sostanzialmente dal più famoso e storico birrificio industriale sardo marchiato con i quattro mori. E invece, lentamente, tutto è cambiato e le birre artigianali sono diventante talmente di tendenza da aver costretto molte etichette industriali a buttarsi nel business artigianale, in certi casi acquistando i microbirrifici più famosi, in altri inserendo tra le proprie etichette gli stili di birra ora più di moda.

L'ISOLA DELLA BIRRA - E in questo cambiamento storico la Sardegna ha giocato un ruolo di prima fila. Basti pensare che proprio alle porte di Cagliari è nata una denominazione internazionale di birra ufficialmente riconosciuta nel mondo: quella delle Iga (Italian grape ale), birre prodotte con l'aggiunta di mosti di uva, freschi o cotti, che hanno fatto fare un deciso salto di qualità a tutto il movimento. Ma le sperimentazioni andate a buon fine non sono solo queste e i mastri birrai nostrani hanno saputo in più occasioni unire creatività e successo commerciale. In tanti infatti esportano oltre Tirreno e valicano i confini nazionali per farsi apprezzare all'estero, proprio grazie a un'offerta di impagabile stampo territoriale, e quindi introvabile altrove. Ormai non ci sono limiti e ce ne sono per tutti i gusti, e tutte rigorosamente "Made in Sardegna": bionde, rosse o scure che siano. Tra l'altro a Irgoli da anni lavora un birrificio che può fregiarsi di essere il primo "agricolo" dell'Isola, capace quindi di produrre la birra da sé con grani coltivati e luppoli raccolti negli appezzamenti di proprietà.

La spillatura (Archivio L'Unione Sarda)
La spillatura (Archivio L'Unione Sarda)
La spillatura (Archivio L'Unione Sarda)

Un movimento che registra un'espansione tale ha però bisogno di regole e limiti entro i quali operare, soprattutto per vigilare sul mantenimento di una qualità elevata. In Sardegna sono addirittura due le rappresentanze di categoria che riuniscono quasi tutte le aziende sul mercato: la prima si chiama Associazione fermento sardo, nata nel 2010 e attiva nella creazione di eventi e iniziative di promozione. La più vecchia però è la Hbs, gli Homebrewer sardi, formati nel lontano 2003 e da 16 anni sempre in prima linea per eventi di degustazione, appuntamenti di approfondimento e corsi di formazione.

FUTURO - E il domani che cosa ci riserverà? In molti pensano che il boom della birra artigianale sia solo una bolla pronta a esplodere con il passare della moda. Bottiglie vendute anche a 20 euro, secondo i più pessimisti, non potranno competere a lungo con i pochi spicci sufficienti per acquistare litri e litri di birra industriale. Altri invece sono convinti che il dado sia tratto e indietro non si tornerà più: chi ha apprezzato la qualità superiore e autentica delle produzioni artigianali continuerà a preferirla sempre e comunque. Ciò che è certo è che gli investimenti crescono a pari passo con i consumi e per i piccoli birrifici della Sardegna è ancora il momento di brindare a un futuro luminoso.
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