Una mobilitazione per chiedere infrastrutture, lavoro e sviluppo. Il comparto dell'edilizia sarda non vuole più attendere e il prossimo 15 novembre scenderà di nuovo in piazza per un sit-in organizzato a Cagliari davanti all'assessorato regionale ai Lavori Pubblici. Un'iniziativa promossa anche questa volta dalle Segreterie di Feneal, Filca e Fillea a poca distanza dalla protesta sfociata a marzo con lo sciopero generale.

STALLO - Per i sindacati in sei mesi poco o nulla è cambiato per un settore che oggi dà lavoro a 20mila persone e che in dieci anni ha dovuto dire addio a 30mila addetti. Motivo sufficiente per tornare di nuovo a bussare alle porte della Politica. "Le criticità principali sono rimaste le stesse - ha denunciato Erika Collu, della Fillea Cgil - ci sono enormi risorse da spendere in infrastrutture strategiche per l'Isola, che darebbero lavoro a decine di imprese e centinaia di persone, ma permane la difficoltà a tradurle in cantieri". Il tesoretto da spendere per le grandi opere in Sardegna ammonterebbe a quasi due miliardi e mezzo di euro. "Non solo in strade - dice la sindacalista - ma anche in edilizia scolastica, bonifica delle zone militari dismesse o la messa in sicurezza dei territori a rischio idrogeologico".

MOBILITAZIONE - Lo slogan coniato dalle sigle dei lavoratori è chiaro "Noi non ci fermiamo". "Perché, anche se accogliamo con favore tutti i tavoli di confronto fino a ora promossi per la ripresa del comparto edile - ha aggiunto marco Foddai della Feneal Uil -, ora pretendiamo azioni concrete e una cabina di regia che individui le opere prioritarie per la collettività affinché non si debba ricominciare da zero ad ogni cambio di legislatura regionale. Maggioranza e opposizione devono quindi trovare una linea comune, soprattutto nell'ambito dell'edilizia privata e delle norme che la gestiscono, per dare certezze alle imprese. Abbiamo infatti un ottimo piano paesaggistico, ma senza un'intesa su un suo utilizzo non ci sarà mai una vera ripresa".

Il sit-in nel capoluogo sardo sarà solo una delle cento iniziative organizzate in contemporanea in altrettante piazze italiane. "È una vertenza nazionale che in Sardegna ha assunto significati ancora più importanti - ha detto il segretario generale Filca Sardegna, Giovanni Matta - non dimentichiamo che lo sviluppo dell'edilizia porta con sé la crescita di sedici comparti produttivi collaterali. Quello delle costruzioni è quindi un settore nevralgico cha ha tutte le potenzialità per ripartire. Ecco perché noi procediamo a testa alta e a schiena dritta per rivendicare un diritto fondamentale: il lavoro. In un'Isola terzultima nel Paese per infrastrutture e che ospita non a caso 100 delle 796 opere incompiute in Italia".

RISORSE - I sindacati puntano il dito sull'enorme tesoretto potenzialmente pronto a essere investito dai principali committenti di opere pubbliche. "Anas, Abbanoa, Consorzi di bonifica e Area devono sedersi attorno a un tavolo con noi e i rappresentanti della Regione per capire come e quando investire gli oltre due miliardi a disposizione - chiedono i segretari - 600 milioni di euro dei quali destinati alle principali strade statali sarde, la 131, la 125, la 195 o la Sassari-Olbia. Altri 400 milioni servirebbero a eliminare gli incroci a raso sulla Carlo Felice, mentre Abbanoa, si dice, avrebbe un altro mezzo miliardo in cassa".

Presupposti chiari che i sindacati rivaluteranno il 15 novembre al termine dell'incontro invocato con presidente e assessore regionale competente. La pazienza però è agli sgoccioli e senza risposte sufficienti i rappresentanti dei lavoratori sarebbero pronti, ancora una volta, allo sciopero generale.
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