È stato posticipato a oggi, mercoledì 6 novembre, l'incontro tra il governo e i vertici di ArcelorMittal. Si terrà a Palazzo Chigi alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La multinazionale ha manifestato la sua intenzione di lasciare l'acciaieria di Taranto perché il governo non avrebbe rispettato gli accordi sullo scudo penale garantito ai manager della società fino al completamento del piano ambientale. Italia Viva ha provato a correre ai ripari presentando un emendamento per reintrodurre lo scudo.

Sono circa 10mila i posti di lavoro a rischio, e l'addio di ArcelorMittal mette a rischio anche lo stabilimento Sanac di Macchiareddu, che fabbrica refrattari utilizzati negli altiforni dell'industria metallurgica e resterebbe quasi interamente senza commesse, visto che la gran parte della produzione viene assorbita appunto dall'acciaieria di Taranto.

Va all'attacco Carlo Calenda, che da titolare del Mise si era occupato della prima fase della trattativa, poi chiusa da Di Maio durante il primo governo Conte: "Colpa del Pd e di Renzi, che hanno voluto compiacere il gruppo di senatori M5S vicini a Barbara Lezzi. Ci stiamo giocando la più grande acciaieria d'Europa per compiacere la Lezzi. Questi giochini di Pd e Italia Viva fanno danni enormi".

Sull'opportunità dello scudo Calenda spiega: "Attenzione. Vale per il passato ed era stato concesso anche ai commissari. I dirigenti di ArcelorMittal devono seguire un piano di risanamento concordato col governo, se non lo facessero sarebbero sottoposti come tutti all'azione della magistratura. Ma non possono pagare per il passato, anche perché altrimenti la magistratura potrebbe far chiudere tutto in tre secondi. Al termine del piano Ilva sarà l'acciaieria più pulita d'Europa".

"Non consentiremo la chiusura dello stabilimento di Taranto", tuona l'attuale titolare del Mise Stefano Patuanelli. "L'eliminazione dello scudo legale è un alibi, una foglia di fico dietro cui si nascondono i reali problemi. Mi sembra invece evidente che la governance che aveva seguito il piano fino ad oggi non ha funzionato".

Intanto, secondo indiscrezioni di stampa, Matteo Renzi sarebbe al lavoro per una cordata alternativa alla multinazionale francese, che coinvolgerebbe Jindal e la Cassa Depositi e Prestiti. Ma il leader di Italia Viva vorrebbe anche reintrodurre lo scudo penale valido erga omnes per "togliere ogni alibi" ad ArcelorMittal, e poi procedere con altri possibili investitori.

(Unioneonline/L)
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