Alla fine Mario Draghi ce l'ha fatta: il presidente della Bce, pur alla scadenza del mandato, ha nuovamente superato le differenze nel consiglio direttivo conducendo in porto il rilancio del quantitative easing che era stato chiuso da pochi mesi e un taglio dei tassi con la promessa che non saliranno fin quando necessario.

La Bce torna così in prima linea contro le difficoltà dell'economia, e un Draghi più rilassato del solito lancia un appello forte più che mai a uno stimolo di bilancio in Europa (rivolgendosi implicitamente alla Germania) e rintuzza le accuse di Donald Trump che accusa la Bce di svalutazione competitiva dell'euro.

Sullo sfondo, uno scenario economico che preoccupa: fra i rischi di una Brexit senza accordo e di un'escalation dei dazi, "le informazioni in arrivo indicano una debolezza dell'economia dell'Eurozona più protratta, importanti rischi al ribasso e un'inflazione debole", ha spiegato Draghi.

"Crediamo ancora che le probabilità di una recessione sono basse, ma sono salite", ha poi aggiunto.

Ampio il consenso su gran parte delle misure decise oggi dalla Bce: il taglio dei tassi, che scendono a -0,5% dal precedente -0,4%, meno del -0,6% atteso da alcuni economisti, ma con la promessa che non saliranno finché l'inflazione non tornerà "robustamente" sui livelli attesi. E poi i nuovi maxi-prestiti alle banche, con durata estesa a tre anni (dai due precedenti) e con tassi che potranno arrivare fino a -0,5% per le banche virtuose che presteranno a famiglie e imprese oltre una certa soglia. Sempre per le banche, dopo mesi di studio la Bce ha deciso di sdoppiare i tassi applicati alle riserve di liquidità in eccesso, con uno 0% (anziché un più penalizzante -0,5%) su una parte di esse. E poi c'è il nuovo Qe, con cui la Bce si impegna a comprare 20 miliardi di titoli (principalmente pubblici) al mese. Meno dei 40-50 miliardi che molti economisti si attendevano. Ma con un cambiamento importantissimo: non c'è più una scadenza temporale, il Qe continuerà "tutto il tempo necessario per rafforzare l'impatto accomodante dei tassi".

Una sorta di testimone, dunque, che Draghi passa a Christine Lagarde, che gli succederà da novembre con una robusta dote di stimolo monetario per i prossimi mesi, se non anni.

(Unioneonline/v.l.)
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