Gavino Sanna, classe 1940 da Porto Torres, artista e creativo per eccellenza, è stato il più famoso pubblicitario italiano del mondo, con esperienze anche negli Stati Uniti, dove nei suoi spot hanno lavorato personaggi come Muhammad Ali, Frank Sinatra e Paul Newman.

Ora produce vini pregiati, rigorosamente sardi, e fa la spola tra Milano, Varese ed Alghero, dove risiede spesso per le vacanze. Ha una precisa opinione della Sardegna e di come deve essere proposta nel mondo. Ce lo dice in questa intervista, senza peli sulla lingua.

In Sardegna si parla tanto di turismo, eppure nell'Isola a prevalere nell'economia sono altri settori. Come mai?

"La Sardegna è disorganizzata. Sui muri c'è scritto 'a fora sos continentales'. Noi sardi siamo ancora quelli che aspettano che si faccia qualcosa per noi. Devo ritornare alla mia esperienza americana e a cosa disse Kennedy: 'Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese'. Non possiamo perciò rimanere in perenne attesa di qualcosa che non arriva e aggrapparci solo alla speranza dei politici. Che ognuno dia il suo contributo. Bisogna studiare e partire da una grande ricchezza molto semplice, quasi banale: il sardo".

In che senso?

"Nel senso che la Sardegna deve saper essere raccontata, nella consapevolezza che la nostra Isola è unica al mondo, solo che non ci conosce nessuno o meglio non siamo conosciuti come meriteremmo di essere. Dobbiamo diffondere innanzitutto i nostri sapori, i nostri dolci, i nostri vini, il nostro mare, la nostra terra. Elevando la qualità dei servizi".

E il nostro formaggio?

"Ho seguito la lotta dei pastori e il nostro formaggio è di ottima fattura. Dicono che non piace più agli americani. Ma chi l'ha detto? Fagli assaggiare il nostro formaggio e vedrai che all'americano piacerà. Il problema è che non sappiamo venderlo, a parte rare eccezioni. In generale non sappiamo vendere i nostri prodotti e non abbiamo chiaro ciò che si deve fare".

Può fare un esempio, magari tornando alla nostra realtà?

"Innanzitutto ecco quello che non si deve fare. È inutile che in una nostra struttura a colazione mi offrono nutella e biscottini della Barilla. Questo è un pessimo servizio, perché abbiamo dei buonissimi dolci in tutti i nostri paesi, penso a quelli di Fonni, ma anche di tante altre realtà. E il nostro pane? Unico, ogni posto in Sardegna ha le sue peculiarità, come 'su civraxiu', il pane di Sanluri, ma ve ne sono mille altri. Diamo solo prodotti tipici ai turisti. Cominciamo da queste cose".

Quindi vede troppa improvvisazione nella ricettività sarda...

"Sì, a parte eccellenze. Poi ci sono coloro che nelle loro abitazioni hanno tre o quattro stanze in più e spinti dalle necessità si fanno un bed and breakfast, spesso trasformando in dormitori queste piccole strutture. Li capisco, ma in questo modo ci si allontana dall'obiettivo. Serve personale più preparato. Servono soprattutto più hotel".

Con queste frasi non farà arrabbiare gli ambientalisti?

"Penso proprio di no. Quando dico che occorrono più hotel non mi riferisco al modello Costa Smeralda, che è una cosa diversa. Penso invece a costruzioni integrate col territorio, ad un personale che sappia offrire la Sardegna e raccontarla in lingue diverse. Il turista ha necessità di servizi efficienti e veloci, deve andarsene affascinato e con un'idea precisa della nostra Isola. Deve in sostanza fare un bagno nella nostra cultura".

Per fare questo occorre tanta esperienza...

"Se non sai cosa fare chiama qualcuno che lo sa fare, è molto semplice. Gli esempi in Italia non mancano, e anche in Sardegna. Ci sono degli agriturismo che all'arte culinaria sarda abbinano le nostre tradizioni, come vecchi attrezzi dell'agricoltura o i nostri splendidi tappeti e costumi. Sono agriturismo e piccoli musei contemporaneamente. Questa è la strada".

Cosa dovrebbero fare le istituzioni?

"Abbiamo tralasciato tante cose: il costo dei trasporti e la carenza di infrastrutture adeguate. Tutti argomenti di cui si dovrebbe preoccupare la politica. Ma poi c'è un altro aspetto: anche per saper raccontare bene la Sardegna e farci conoscere nel mondo ci vogliono tanti soldi. Bisogna che le Istituzioni investano in questo, con coraggio, coinvolgendo i nostri giovani laureati".

Gavino Sanna darebbe una mano in questo?

"Ho dato una mano a Busachi, che ho ribattezzato il paese dell'amore, per i suoi meravigliosi matrimoni sardi. Ho aiutato dei ragazzi di Samugheo nel valorizzare i loro splendidi tappeti. Chi mi vuole sa dove trovarmi. Ma c'è un'altra cosa in conclusione che vorrei dire: per valorizzare un prodotto bisogna credere nella sua qualità. Il cliente lo freghi solo una volta, se il prodotto non è buono non lo freghi più. Ed è difficile che torni".
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