Più di cento opere pubbliche ferme al palo e 30mila posti di lavoro persi in dieci anni.

Il settore dell'edilizia torna a protestare in Sardegna. Lo fa oggi, con un presidio e volantinaggio sulla Statale 131, all'altezza del bivio di Villagreca-Nuraminis, dove i sindacati del settore (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil) si sono dati appuntamento con i lavoratori edili per spiegare le ragioni della manifestazione nazionale organizzata per venerdì prossimo in piazza del Popolo, a Roma.

E il luogo scelto per il presidio di questa mattina non è casuale, anzi, è "simbolo delle troppe incompiute" nel settore in Sardegna.

Oltre cento le opere bloccate da anni, spiegano i sindacati. In particolare, proprio il tratto della Statale 131 all'altezza di Villagreca è interessato da un cantiere aperto da più di dieci anni per cambiare il tracciato eliminando il pericoloso incrocio a raso di Nuraminis.

Sempre in zona è ferma al palo la costruzione del nuovo ospedale di San Gavino. E ancora, tra le tante opere ferme citate dai sindacati: la diga di Monte Nieddu, la Statale 195 Sulcitana, la nuova Statale 554, il distretto irriguo della Marmilla, il ponte di Sant'Antioco, la strada Giba-Nuxis, le bonifiche dei siti minerari, il recupero dei centri storici, la manutenzione delle strade provinciali, l'edilizia scolastica e ospedaliera, la messa in sicurezza del territorio con prevenzione del dissesto idrogeologico.

Sarebbero 30mila i posti di lavoro persi in dieci anni nell'edilizia, e i sindacati denunciano "l'incapacità di far fronte alla crisi a partire dal completamento e avvio di importanti cantieri".

Tutti interventi che "potrebbero portare sviluppo e lavoro ma che restano imbrigliati nelle incertezze e nei tempi larghi della burocrazia e, spesso, nell'inerzia dei decisori politici".

(Unioneonline/L)
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