Una lettera spedita con banalissima posta ordinaria e arrivata a destinazione dopo 20 giorni, fuori tempo massimo.

È quella inviata dal Governo, a firma del ministro dell'Economia Giovanni Tria, alla Regione Sardegna per chiedere un incontro, "entro il 31 gennaio", per affrontare la sempre più spinosa querelle degli accantonamenti.

Ovvero, i 285 milioni di euro che l'Esecutivo centrale deve restituire all'Isola, in base alla sentenza della Corte costituzionale dell'11 gennaio scorso.

Peccato, però, che la missiva, datata 22 gennaio, non solo sia arrivata cinque giorni dopo il termine utile (fissato dalla Finanziaria del governo), ma, inoltre, non faccia minimamente cenno al pronunciamento della Corte.

Errore? Gaffe? O un modo per snobbare le pretese sarde?

"La risposta del Governo in tema di accantonamenti - si legge in una nota diffusa dalla Regione - non contiene né una proposta, né una data per un incontro, né il minimo riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale dell'11 gennaio, con cui i giudici danno ragione alla Sardegna e invitano il Governo a trovare un accordo equo in termini di accantonamenti senza esercitare principi tiranni per la necessità di salvaguardare le casse nazionali".

Ancora, spiega la Regione, "nella lettera viene inoltre ribadito il 31 gennaio come termine ultimo per l'intesa (termine fissato in Finanziaria nazionale dallo stesso Governo), da raggiungere dopo un incontro auspicato dallo stesso ministro ma che si sarebbe dovuto tenere prima del 31 gennaio, e vengono riportati stralci della memoria difensiva del Governo in occasione della udienza dinanzi alla Corte".

"Questa mattina - aggiunge la giunta Pigliaru - la Regione ha risposto via pec, sottolineando le 'modalità irrituali della trasmissione della lettera e la sua tardiva ricezione' e ricordando che l'ultima sentenza della Corte stabilisce che il legittimo ordine dei rapporti economico-finanziari tra Stato e Regione deve essere ripristinato nella sostanza e non solo formalmente".

"La Regione - chiude la nota - si dichiara disponibile a riprendere la trattativa con lo Stato, come più volte chiesto attraverso numerose lettere rimaste senza risposta, ma ribadisce di aver comunque intrapreso iniziative utili per ottenere l'immediata esecuzione dell'ultima sentenza della Corte".

(Unioneonline/l.f.)
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