Una bocciatura senza mezzi termini della realtà industriale isolana e le ricette alternative per un futuro sostenibile sono il contenuto della lunghissima "Lettera alla società sarda" con cui la Confederazione Sindacale Sarda" (Css) e le onlus "Assotziu Consumadoris Sardigna" (Asc) e "International Society of Doctors for Environment" scelgono di inaugurare il nuovo anno.

Partendo dalla presa di posizione dei vescovi sardi, contrari all'attività della Rwm, Css, Isde e Asc, auspicano la riconversione degli impianti bellici che "devono poter produrre beni volti a migliorare la qualità della vita e non invece seminare morte e distruzione come sta accadendo in Yemen per volontà dell'Arabia Saudita".

Ad uscirne con le ossa rotte non è solo la Rwm ma tutto il modello della grande industria ed anche la politica che lo ha messo in piedi. Viene allora additato il progetto di ampliamento della nuova discarica della Portovesme Srl in cui stoccare oltre 2 milioni di metri cubi di rifiuti industriali, il rilancio della Euroallumina ed anche il progetto di metanizzazione della Sardegna bollato come "del tutto sovradimensionato rispetto alle esigenze".

Non solo critiche ma anche alternative da Css, Isde e Acs. Come "una politica energetica che faccia a meno delle grandi centrali optando invece per una rete interconnessa di piccoli impianti destinati all'autoconsumo/autoproduzione", un grosso passo in avanti "sulla politica del riuso e sulla valorizzazione delle biodiversità e di un'economia di trasformazione maggiormente supportata dai fondi regionali, statali ed europei".
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