Nell'articolo 12, comma 6 del decreto su reddito di cittadinanza (Rdc) e quota 100 c'è tutta la distanza tra le promesse (e le illusioni) di Luigi Di Maio e la dura realtà dei numeri con cui ci si trova ad avere a che fare quando si governa un Paese.

"In caso di esaurimento delle risorse - si legge - è ristabilita la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell'ammontare del beneficio", e "l'acquisizione di nuove domande e le erogazioni sono sospese".

La rimodulazione viene stabilita, "entro 30 giorni" dall'esaurimento delle risorse, con decreto del ministro del Lavoro di concerto con quello dell'Economia e delle Finanze. E ovviamente non è retroattiva, "opera esclusivamente nei confronti delle erogazioni del beneficio successive all'esaurimento dei fondi".

Quindi, chi percepiva 500 euro, potrebbe ritrovarsi da un giorno all'altro a prenderne 200, o 300.

Era d'altronde prevedibile e doveroso, pena una bocciatura del decreto per mancanza di coperture economiche.

Di Maio voleva integrare fino a 780 euro i redditi mensili di 5,5 milioni di italiani in stato di povertà. Un provvedimento che, secondo le stime di uno studio pentastellato, sarebbe costato 16 miliardi. E secondo altri studi molto di più.

I soldi stanziati, invece, sono molti di meno: 6,1 miliardi nel 2019 (per nove mesi, visto che il provvedimento parte da aprile), 7,7 nel 2020, 8 miliardi nel 2021, e 7,8 miliardi dal 2022 in poi.

Sui social qualcuno ironizza: "Reddito di cittadinanza solo alle prime cento telefonate". E non è proprio così, ma poco ci manca: chi prima fa domanda, prima ottiene l'erogazione del beneficio e per più tempo può usufruirne a pieno fino a quando terminano le risorse.

PENSIONI - Per quanto riguarda quota 100, invece, il governo è al lavoro per risolvere la grana del Tfr ai dipendenti pubblici. Infatti, chi va in pensione a 62 anni con 38 di contributi, riceverà la buonuscita solo dopo aver raggiunto i requisiti della legge Fornero, 67 anni. Dovrà dunque attendere cinque anni per vedersi corrispondere il trattamento di fine rapporto, e nel caso quest'ultimo dovesse superare i 100mila euro dovrà aspettare fino ai 70 anni, dato che le buonuscite con tali cifre vengono corrisposte a rate.

L'esecutivo sta cercando di risolvere la spinosa vicenda tramite delle convenzioni tra banche e assicurazioni, perché i soldi non ci sono.

(Unioneonline/L)
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