"La Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose, ma non può attuare l'uscita anticipata dal carbone senza avere né il metano né le infrastrutture per le energie alternative, strumenti necessari per affrontare la transizione".

Sono, in estrema sintesi, i contenuti della lettera indirizzata lunedì dal presidente della regione Francesco Pigliaru al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendo un incontro urgente sul tema. La lettera è stata indirizzata anche ai ministri dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e dell'Ambiente Sergio Costa e ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

"MANCATO CONFRONTO" - Secondo Pigliaru "l'accelerazione imposta dal Governo alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi, del resto già previsti dalla Strategia Energetica Nazionale, è per la Sardegna estremamente rischiosa". E il fatto che ciò sia avvenuto attraverso una Determina dirigenziale, "senza adeguato confronto politico e tecnico" è, per la Regione, "del tutto inaccettabile".

La determina in questione è quella del direttore generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Ministero dell'Ambiente, con cui è stata avviata la fase di abbandono dell'impiego del carbone, gas siderurgici e di raffineria, che dovrà concludersi entro il 2025. Nello specifico la Determina prevede che entro il prossimo 31 gennaio 2019 i gestori delle installazioni interessate debbano presentare la documentazione necessaria al riesame delle Autorizzazioni di Impatto Ambientale, con cronoprogramma del Piano di fermata definitiva.

"PROVVEDIMENTI DANNOSI" -"Questo provvedimento, seppur da un lato coerente con la strategia da noi ampiamente condivisa - spiega il presidente -, è totalmente disgiunto e disconnesso dagli altri interventi e investimenti che la strategia prevedeva per accompagnare il 'phase out' completo al 2025, risultando così non solo inappropriato, ma oltremodo dannoso. Stupisce perciò che il Ministero dello Sviluppo Economico non abbia segnalato alcun motivo ostativo alla piena attuazione degli obiettivi della SEN 2017 nei tempi prospettati".

Pigliaru ricorda infatti che tale percorso presupponeva che "contestualmente e sinergicamente" venissero attuati interventi aggiuntivi rispetto a quanto già̀ necessario per sostenere lo scenario con fonti rinnovabili al 55%.

INTERCONNESIONE - "Ciò per la Sardegna voleva dire realizzare una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Continente o Sardegna-Sicilia - Continente, e avere una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione alimentati da depositi di GNL, o capacità di accumulo per 400 MW", aggiunge il governatore.

"Considerato che allo stato attuale "la Sardegna non può avere solo rinnovabili, perché avremmo bisogno di turbine a combustibili fossili per compensare il fatto che la fornitura rinnovabile non può essere immessa in rete e gestita su richiesta - scrive ancora il presidente -, l'accelerazione impressa alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi previsti esplicitamente dalla SEN, metterebbe in ginocchio il già delicato sistema economico dell'Isola, in quanto si andrebbe a cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come questo verrà sostituito, da qui al 2025, in maniera da mantenere il sistema in sicurezza e contribuire a sostenere lo sviluppo del sistema produttivo regionale. Il rischio è che chiudano le fabbriche più grandi, scompaiano numerose piccole e medie imprese e si perdano migliaia di posti di lavoro".

"BASTA ANNUNCI" - Il Presidente Pigliaru sottolinea inoltre come l'effetto "annuncio" di chiusura delle centrali termoelettriche senza che sia stato chiarito lo scenario sostitutivo abbia "immediatamente determinato criticità sul fronte degli sforzi fatti in questi anni per assicurare un futuro alle principali aree industriali della nostra regione, da Sarroch a Portovesme a Porto Torres, dove si stavano prevedendo progetti di investimento, supportati anche da importanti risorse finanziarie assicurate dalla Regione e dal MISE".

PIANI INDUSTRIALI - "Si tratta di progetti i cui piani industriali, che prevedono il riavvio di importanti filiere come quella dell'alluminio a Portovesme, o della chimica verde a Porto Torres, verrebbero a essere stravolti in assenza di un'alternativa adeguata all'energia termoelettrica attualmente assicurata dagli impianti a carbone o da altri combustibili diversi dal gas naturale".

Pigliaru ricorda inoltre le numerose sollecitazioni fatte al Governo per ricevere conferma di quanto previsto dal Patto per la Sardegna siglato nel luglio 2016.

"SILENZIO ASSORDANTE" - "È invece seguito un silenzio assordante - evidenzia - ed anzi le notizie raccolte e che attengono il redigendo Piano Energia e Clima che il Governo si era impegnato ad inviare alla Commissione Europea entro la data odierna, sul quale non è stata avviata alcuna consultazione preventiva con le Regioni, sembrerebbero prevedere per la Sardegna uno scenario molto diverso".

A chiusura della missiva Pigliaru conclude: "Una regione, su materie di così ampia portata e che attengono alla programmazione e sviluppo economico, non può dipendere da provvedimenti dirigenziali assunti senza valutare adeguatamente gli impatti oppure da voci che si rincorrono, come pure da posizioni espresse da singoli componenti del Governo senza un serio confronto politico e tecnico con i diretti interessati".

(Unioneonline/v.l.)
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