Alla fine degli anni Venti, mentre in America imperversava la Grande depressione, con grandi manifestazioni di piazza, immensa richiesta di posti di lavoro da parte delle masse, inquietanti problemi di ordine pubblico provocati dalla delinquenza comune, forse, ma non è certo, per distrarre l'opinione pubblica da immani ed assillanti problemi di sussistenza, quell'immenso regista che è stato Ernst Lubitsch diresse con rara maestria il film "Il Principe consorte", interpretato nei ruoli cardine dal francese al tempo trapiantato negli States Maurice Chevalier, grande protagonista di pellicole leggere con contorno musicale, e dall'esordiente Jeanette MacDonald. In seguito questa collaudatissima coppia di attori girò insieme diverse pellicole, fra le quali va menzionata "La vedova allegra". Lubitsch inventò la inesistente repubblica europea chiamata Sylvania come teatro delle operazioni.

"Lui", un conte in disgrazia dedito solo ad avventure amorose, viene spedito nella ricchissima Sylvania per adescare "lei", la regina plenipotenziaria con immense ricchezze. Naturalmente i due si incontrano e si innamorano, ma l'ex conte sciupafemmine, diventato Principe consorte, dopo un po' si stufa, non sa come trascorrere la giornata, servito in tutto e per tutto, impossibilitato di ogni iniziativa. A salvare la coppia, accadranno eventi inaspettati.

Questa trama potremmo fantasiosamente e maliziosamente paragonarla a Filippo di Edimburgo, il Principe consorte più conosciuto e longevo, deceduto n anno prima del fatidico centenario, quasi che lui abbia voluto dimostrare ai tradizionalisti inglesi, ligi da sempre ai numeri, di non essere vecchio.

Il sottoscritto dichiara di non aver mai sopportato le innumerevoli, estenuanti, noiosissime vicende e traversie della Casa reale inglese, tanto care alle nostre madri e nonne, intente ad individuare ogni microscopico millimetro atto a provocare una scandalo internazionale.

Oltre questo, col procedere degli anni e dei decenni, intorno a questi regnanti, in particolare con la nidiata di figli e nipoti al seguito, da parte dello scrivente è fuoriuscita una sorta di nausea incontrollabile, rotta solo da due avvenimenti: l'amore senza lieto fine fra la Principessa Margaret e l'aviatore Peter Townsend, e la triste vicenda di Lady Diana.

Ma adesso si deve aggiungere proprio lui, Filippo di Edimburgo: nessun passo falso, tanto meno clamore assordante utile solo ai detentori del pettegolezzo a buon mercato.

Si potrebbe senza indugio affermare che il Principe consorte sia stato di una discrezione, riservatezza ed anche, diciamolo, educazione tale, da passare quasi inosservato, di sfuggire ai commenti velenosi che gli altri suoi figli e nuore, volontariamente, hanno provocato con i loro spesso disgustosi atteggiamenti. Filippo di Edimburgo è andato via a riposarsi.

Si è ritirato circondato dal suo personale "assordante silenzio", testimonianza durata un'intera vita.

Tipica manifestazione che solo le persone di elevatissima classe possono permettersi.

Mario Sconamila
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