Una casa in montagna, tanta neve, una slitta rossa per scendere alla scuola del paese oppure giocare con l'amico Silvano: è questa la vita di Graziella, otto anni, da quando ha lasciato Torino per sfuggire al pericolo dei bombardamenti.

Nell'inverno del 1943, però, è veramente difficile tenere lontana la guerra. Sui monti, infatti, si nascondono i partigiani e fascisti e tedeschi stanno intensificando le operazioni di rastrellamento per snidarli. La slitta rossa, scivolando veloce sulla neve, può dare l'illusione che tutto proceda per il meglio fino a che Graziella, rientrando dalla scuola, non si ritroverà i soldati in casa. In quel giorno, a otto anni, capirà che gli uomini possono diventare terribili se sono armati e indossano una divisa. Ma scoprirà allo stesso tempo che una slitta rossa può compiere miracoli, anche se non si è in una favola.

Ispirata a una storia realmente accaduta e illustrata da Angelo Ruta, La slitta rossa (Einaudi Ragazzi 2020, pp. 128) ci racconta una vicenda in cui sapientemente si intrecciano innocenza infantile, affetti familiari, solidarietà e vicenda storica italiana. All'autrice, Jolanda Restano, chiediamo come è nata la storia di Graziella e della sua slitta rossa:

"Nasce dai ricordi della mia famiglia, anzi dai racconti che mia madre mi faceva quando ero bambina e mi parlava del tempo di guerra, di quando era sfollata a Graglia, nel biellese, ed era legatissima alla sua slitta rossa".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Ma da bambina cosa la colpiva di queste storie raccontate da sua madre?

"Mi sembravano delle favole, anche se ambientate in luoghi che conoscevo bene perché con la mia famiglia ho passato tante vacanze nel paese dove è ambientato il libro. Però quelle storie mi sembravano comunque delle favole, favole lontanissime nel tempo come spesso accade quando si è piccoli e si sentono i propri genitori rammentare la loro infanzia. Era quindi tutto molto affascinante, quasi incantato".

Una splendida illustrazione di Angelo Ruta (foto concessa)
Una splendida illustrazione di Angelo Ruta (foto concessa)
Una splendida illustrazione di Angelo Ruta (foto concessa)

Erano però favole che narravano vicende di anni terribili… la guerra, i partigiani, i rastrellamenti…

"Certo, ma di questo ho preso coscienza col tempo, crescendo. Quando ero piccola c’era l’aspetto favolistico, legato alla slitta rossa che io ben conoscevo perché era ancora ‘parcheggiata’ nel garage di casa quando ero bambina. Poi, a mano a mano che crescevo mia madre ha aggiunto particolari al suo racconto. Insomma, io e la storia siamo cresciute assieme, si potrebbe dire".

Cosa ha voluto trasmettere ai lettori con il suo libro?

"Volevo aiutare i più piccoli a conoscere un pezzo di storia d'Italia che i loro nonni hanno probabilmente vissuto. Raccontare è un modo per non dimenticare, per tenere viva la memoria ed evitare che gli errori del passato possano ripetersi".

Un'altra illustrazione dal libro (foto concessa)
Un'altra illustrazione dal libro (foto concessa)
Un'altra illustrazione dal libro (foto concessa)

I bambini e i ragazzi come accolgono storie come quella da lei raccontata nella Slitta rossa?

"Ho potuto incontrare bambini e ragazzi facendo delle presentazioni in video e ho colto quanto siano incuriositi nel momento in cui ascoltano vicende vere legate al passato, soprattutto se protagonista è una bambina come loro. Mi chiedono allora di Graziella, se è veramente esistita, se aveva paura… In un certo modo si immedesimano e hanno voglia di sapere di più, di scoprire quello che accadeva in quei terribili mesi in cui l’Italia era una nazione divisa".

Beh, una curiosità l’abbiamo anche noi... ma la slitta rossa c'è ancora?

"Certo… anche se non scivola più come un tempo perché è stata nel corso degli anni sostituita dai più moderni bob di plastica. Però c’è e non potrebbe essere altrimenti dato che fa parte della storia della mia famiglia".
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