La nostra storia è piena di luoghi, monumenti ed eventi di cui sappiamo poco perché appartengono a un tempo molto remoto, l'antichità, di cui abbiamo una memoria lacunosa e sbiadita dalla distanza temporale. Sono le testimonianze giunte fino a noi di civiltà lontanissime e scomparse da millenni, civiltà di cui ci sfuggono usi, abitudini, tradizioni e sapere. Pensiamo ai monumenti megalitici di Stonehenge che ci osservano dalla notte dei tempi e che rappresentano ancora oggi un enigma per archeologi e storici. Oppure alla biblioteca di Alessandria divenuta oramai una leggenda o ancora alle sculture gigantesche e quasi aliene dell’isola di Pasqua. Veri e propri enigmi, che da tempo alimentano le teorie più diverse e spesso fantasiose. Enigmi di cui è ricco l'Atlante dei luoghi misteriosi dell'antichità (Bompiani, 2020, pp. 160, anche e-book), realizzato a quattro mani da Massimo Polidoro e dall’illustratore Francesco Bongiorni. A Polidoro, scrittore, divulgatore e segretario della CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) chiediamo allora come è nato questo atlante tanto particolare:

"Nasce prima di tutto sulla scia del successo dell'Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, realizzato nel 2018 sempre in collaborazione con Francesco Bongiorni. Questa volta però ci siamo mossi in tutto il globo e ci siamo focalizzati sull’antichità, cioè su quel periodo che comincia con l’invenzione della scrittura in Mesopotamia circa 5500 anni fa e termina per convenzione nel 476 d.C. con la caduta dell’Impero romano d'Occidente. In realtà abbiamo allargato un po’ i nostri orizzonti temporali inserendo costruzioni come Stonehenge oppure le pitture preistoriche di Lascaux che sono molto più antiche dell’invenzione della scrittura. Poi abbiamo tenuto conto del fatto che l’antichità non inizia e finisce nello stesso momento in tutto il globo. Per esempio, in alcune isole del Pacifico oppure nelle Americhe l’epoca antica termina con l’arrivo degli europei, quindi pochi secoli fa".

Il successo dei suoi atlanti fa pensare che storia e mistero vadano a braccetto. È veramente così?

"Come scrivo all’inizio dell’introduzione del libro il passato è una terra straniera, dove tutto avviene in maniera diversa da come possiamo immaginare. Possiamo studiare il passato, ipotizzare a cosa servissero determinate costruzioni, possiamo immaginare come sia avvenuto un determinato evento. Però spesso ci dobbiamo accontentare di ipotesi e una gran parte del mistero che avvolge la storia resiste. Questo non significa però che dietro a quelli che sono enigmi si nascondano spiegazioni fantascientifiche oppure il classico intervento di extraterrestri. La storia è molto meno superficiale di certe trasmissioni televisive, di alcuni siti Internet o video di You Tube".

Nel suo Atlante troviamo una cinquantina di misteri, alcuni famosissimi come le grandi piramidi oppure il Colosso di Rodi, altri quasi sconosciuti, eccetto per gli studiosi. C'è un luogo misterioso che per lei è risultato una vera e propria scoperta?

"Ce ne sono diversi, ma forse quello che mi ha più sorpreso è il sito archeologico di Göbekli Tepe, in Anatolia, Turchia. Questo luogo misterioso è stato scoperto solo nel 1994 da una spedizione archeologica che stava cercando tutt’altro. Invece ha trovato un tempio imponente, costituito da pietre enormi e che probabilmente hanno richiesto un lavoro immane ai nostri antenati. Ma la cosa ancora più sorprendente di Göbekli Tepe è che la costruzione risale a quasi diecimila anni prima della nascita di Cristo. Questo tempio è stato costruito settemila anni prima delle piramidi egizie e cinquemila anni prima dei templi sumeri, da sempre considerati le più antiche costruzioni architettoniche della storia. Insomma, una scoperta a volte può aiutarci a capire di più sulla vita dei nostri antenati e ci può portare a riscrivere una storia che sembrava consolidata".

Ma allora si tratta di misteri oppure semplicemente c'è ancora molto da scoprire?

"Si tratta di misteri che sono tali perché ci sono ancora tantissime cose che non sappiamo. Pensiamo solo a una cosa: fino all’introduzione della scrittura non esistevano documenti scritti che ci tramandassero la storia. Però anche quando si cominciò a scrivere, i testi erano inventari di merci, semplici calcoli. La scrittura serviva per la quotidianità e per le attività pratiche dei commerci, non per lasciare testimonianze. È inevitabile quindi che ci sia ancora molto che ci sfugge e che ci siano ancora tanti misteri pronti ad appassionarci".
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