Chiuse le scuole per l'emergenza Covid ci si è resi conto di quanto sia complesso insegnare senza ritrovarsi tutti in classe. La famosa Didattica a Distanza (DaD) è stata spesso improvvisata, con risultati troppe volte insoddisfacenti: docenti costretti a misurarsi nell’emergenza con uno strumento nuovo, studenti spaesati e genitori imprigionati nei meandri della didattica on line. Insomma, sulla DaD sono piovute più critiche che elogi, critiche a volte pregiudiziali perché la Didattica a Distanza può essere veramente una grande risorsa, se la si approccia nel modo giusto, non la si improvvisa e non la si considera un’alternativa netta alla scuola tradizionale. É quello che ci spiega Luca Toselli, docente con esperienze nella Dad più che ventennali, nel suo saggio La Didattica a Distanza (Sonda, 2020, pp. 129). A Toselli chiediamo prima di tutto perché si tratta di uno strumento per l’apprendimento che offre grandi possibilità:

"Intanto la Dad offre veramente la possibilità di raggiungere tutti e di fare formazione in maniera continuativa. Consente di fare la cosiddetta ‘didattica permanente” e permette di continuare ad apprendere, anche dopo la fine dei cicli scolastici. Garantisce, inoltre, l’accesso a contenuti sotto forma di filmati, audio, clip, contenuti che altrimenti non sarebbero così facilmente fruibili".

Però durante i lockdown scolastici degli ultimi tempi sono emersi soprattutto i limiti di questo strumento…

"Questo è accaduto perché si è dovuti passare in maniera repentina dalla scuola in presenza alla DaD. In condizioni normali la Didattica a Distanza integra la Didattica in presenza, non la sostituisce. Non dimentichiamoci mai che la didattica non è solo apprendimento ma anche socializzazione. Quindi non si può pensare di abolire la scuola in presenza. Allo stesso tempo non si deve demonizzare la DaD e non si deve rinunciare a uno strumento che ha molte frecce al suo arco. Una volta finito il periodo di emergenza Covid bisognerà continuare a usarla".

Quali sono le virtù della DaD, per esempio?

"Durante il lockdown la DaD ha consentito ai genitori di sentirsi maggiormente parte della didattica. In certi momenti anche loro hanno fatto parte dell’aula virtuale e si sono accorti di quanto lavoro venga svolto durante le lezioni. A mio parere la Didattica a Distanza può favorire il rafforzamento del patto educativo che deve esistere tra scuola e famiglia".

Però molti genitori si lamentano che la DaD è impegnativa…

"Certo, fare scuola a distanza è più faticoso che in presenza. Per farla in maniera efficace bisogna uscire delle logiche della lezione tradizionale, che dura 50-60 minuti e poi è seguita da un’altra lezione. I tempi, a distanza, si riducono magari a 30-40 minuti ma in questo tempo si fanno più cose perché si usano strumenti inediti offerti dal cinema, dalla musica oppure si possono fare gare di poesia usando Whatapp, come racconto nel libro".

Ma il discorso vale anche per gli studenti più piccoli?

"Non c’è dubbio che per gli studenti delle elementari la didattica a distanza sia più complessa. Hanno bisogno di maggiore presenza, fisicità. L’importante però è essere creativi e non pretendere di fare una lezione tradizionale, però on line. Per fare didattica a distanza si possono veramente usare tutti gli strumenti: chiamate, chat di gruppo, e-mail, video-lezioni, anzi, video-incontri. E poi i libri, che non dimentichiamolo, sono i primi strumenti per la DaD".

Ma la scuola italiana è pronta per la DaD?

"Se guardiamo come si è passati repentinamente da una situazione di normalità a una di emergenza dobbiamo dire che la scuola ha saputo reagire in maniera ammirevole. Certo, alcuni docenti hanno avuto più difficoltà, ma in generale la scuola è stata un’ancora a cui aggrapparsi anche nei momenti più difficili. Durante il primo lockdown, giorno dopo giorno, mi sono accorto che gli studenti contavano sui docenti e sulla scuola per resistere…perché di vera e propria resistenza si è trattato".
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