Una vita dove non esistono mezzi toni, proprio come i colori dello zafferano. Il viola intenso dei petali, il giallo acceso e il rosso corallo degli stimmi. Mirella Di Gangi ha 56 anni, è di Alghero, ama la terra intesa come materia che ti resta attaccata alle mani quando l'accarezzi. E crede che quei preziosissimi stimmi rossi, dal profumo intenso e particolare siano i fratelli campagnoli del talassico Rubrum, corallium rubrum, simbolo inequivocabile della catalana Alguer. Fantasia? Non proprio. Dopo oltre 35 anni spingendo al massimo sull'acceleratore della vita, Mirella Di Gangi, cestista in serie A, odontotecnica di professione, appassionata di discipline orientali, donna curiosa, coriacea e iperattiva, ha creato un'azienda molto speciale, Zaffera, un luogo dell'anima che le ha permesso di staccare il piede dal pedale del gas per ritrovare il gusto della lentezza. E della gioia. Si è perfino reinventata quasi chef con tanto di diploma all'Alberghiero.

Un fiore riservato - Zaffera è l'abbreviazione di Zafferano, ma in qualche modo col suo lemma femminile rispecchia Mirella. «Dà proprio l'idea di una scompigliata, con i capelli in disordine, un po' ribelli come li ho io», dice abbozzando un suo fedele autoritratto. Che mette sullo stesso piano la riservatezza autunnale tipica della piccola pianta con la sua velata atavica malinconia. Mirella spiega: «In realtà io sono una che sperimenta, osa. Che non si ferma all'ovvietà delle cose. Zaffera è una sfida, è una seconda nascita», aggiunge. «Per anni ho svolto, e in parte continuo a svolgere, una professione che ho scelto da quando ero 14enne e che ha assorbito le mie giornate. Ora il mio tempo è cadenzato da questo rapporto con lo zafferano». L'azienda si sviluppa nella regione Barranch, sulla strada per Bosa, e poco distante, in un altro terreno a Brionis. Complessivamente circa 3500 metri quadri per una produzione di 400 grammi di stimmi di zafferano.

Il debutto - La nuova vita di Mirella inizia a settembre del 2012. Dopo un'estenuante ricerca, insieme al suo socio, riesce a ottenere i primi bulbi. «Non è stato facile, ma alla fine li abbiamo avuti da alcuni produttori a San Gavino e Samassi». Inutile dire quanto scetticismo e altrettanta ilarità scatenava quando i suoi interlocutori si sentivano dire che quei bulbi sarebbero emigrati a nord, sotto la terra di Alghero. «Eppure è risaputo che lo zafferano nel passato veniva coltivato in tutta l'Isola e ad Alghero risulta documentata la sua presenza almeno dal Seicento». Stimmi speciali e unici, insomma, quelli di Zaffera perché allevati in riva al mare nella Riviera del Corallo.

Attrazione fatale - Ad accendere la scintilla è stata una trasmissione televisiva dedicata a questo fiore che trova nella Sardegna centro meridionale (San Gavino, Samassi e Turri) l'area più vocata. Da lì, la svolta. «Non si tratta solo di una questione professionale», tiene a precisare Mirella. «Il fiore dello zafferano e le proprietà che possiede hanno qualcosa di travolgente. Il colore degli stimmi, quel rosso che arriva al cuore, il blu-viola del fiore che fa innamorare gli occhi e poi colori e profumi intensi, inconfondibili, indimenticabili». Passata l'ebbrezza poetica, interviene la scienza e capisci il perché di tutto questo: «Quei milligrammi che consumi non solo hanno proprietà disintossicanti e purificanti, lo zafferano è chiamato il Fiore della felicità, possiede spinte antidepressive ed agisce positivamente sul tono dell'umore. Per non parlare delle innumerevoli sostanze aromatiche e i principi attivi con potere terapeutico».

La condivisione - Zaffera (o Mirella a questo punto non fa differenza) è un punto di incontro. Il momento dell'asportazione degli stimmi diventa una festa che richiama amici e appassionati. «La raccolta dei fiori avviene tra ottobre e novembre, in genere dopo le prime piogge autunnali, la mattina presto». La terra restituisce con molta generosità ciò che le hai dato da custodire tra fine agosto e i primi di settembre. «Nell'autunno precedente prepari il terreno con stallatico». Coltivazioni rigorosamente in bio. La raccolta è qualcosa di molto intimo. «È meditativa, esisti tu, il volo di milioni di api attirate dai pollini e la terra». Giornate fatte di piccoli attimi, dove la leggerezza dell'esistenza non è mai sinonimo di stupidità. «Quando torni a casa e ti siedi intorno a un tavolo, impari a condividere le tue esperienze con chi è vicino a te». Durante la delicata selezioni degli stimmi si riscopre una felicità che si misura in grammi tanto è intensa, dove tutto è rallentato. «Ognuno inizia a raccontarsi, si abbattono barriere e pregiudizi. Si impara a non esprimere alcun giudizio. L'unica giudice è la Natura che ti premia oppure ti castiga quando non la rispetti».

Un Parco di bontà - Zaffera dal 2015 collabora con Parco di Porto Conte e assieme ad altre imprese rappresenta i prodotti del Parco. «Questa opportunità mi ha consentito di conoscere tante aziende agricole gestite da molte donne o dove c'è una presenza importante femminile. Sono iniziate numerose collaborazioni, alcune informali altre ufficiali». Tra queste ultime il Biodistretto del Parco regionale che raccoglierà le aziende col marchio del Parco ma non solo. «L'obiettivo - spiega Mirella - è riuscire a portare avanti coltivazioni in biologico e creare sistema». Le idee non mancano. In sinergia con le eccellenze del territorio anche quella di produrre olio, sale, liquore e birra allo zafferano. Ma la santa alleanza tra extravergine, vino e zafferano resta una sorta di grande meta per la svolta di un intero territorio. «In questi anni ho avuto l'ennesima conferma di come molte persone e tanti turisti vengono qui per vivere una Sardegna che non è fatta solo di mare meraviglioso ma anche di piccole cose, genuine e speciali per l'intensità di emozioni che ti trasmettono». Primo dell'elenco quel fiorellino viola dagli stimmi di corallo che regala alla vita grammi antiossidanti di leggerezza.
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