Il mosaico policromo rinvenuto in via Ponte Romano nel corso dei lavori di archeologia preventiva propedeutici alla posa dei cavi della rete del gas ora ha una datazione: risale alla metà del III secolo, di chiara età imperiale.

Si tratta di una porzione di pavimento, parte di una lussuosa abitazione privata paragonabile a quelle scoperte nel corso delle indagini effettuate dalla Soprintendenza in passato, quali la domus di Orfeo e la domus dei Mosaici marini caratterizzate dall'influenza della scuola africana.

Secondo alcuni studiosi il nome "Turris" dell'antica Colonia Iulia Turris Libisonis deriverebbe dalla presenza di una torre nuragica, collegabile ad una popolazione conosciuta dagli antichi come "libica" che stabiliva quindi un legame antico del Nord Africa (Lybia) e la seconda parte del toponimo (Libisonis). In età romana, era uno dei centri urbani più importanti in Sardegna, l'unica Colonia dell'isola citata dalle fonti storiche, popolata con cittadini romani e fulcro di fiorenti traffici e rapporti con Ostia e gli altri principali porti mediterranei.

La scoperta che rivela elementi decorativi mai documentati a Porto Torres rappresenta un patrimonio storico e culturale ben conservato e di alta qualità che merita di essere musealizzato e reso fruibile. I suoi colori tra figure geometriche e clessidre, emergono in tutta la loro bellezza, e nei prossimi giorni il soprintendente Bruno Billeci fornirà ulteriori dettagli di una scoperta fatta a seguito dei lavori dell'impresa specializzata "Luciano Sini", sotto la direzione scientifica della referente della sede operativa di Porto Torres della Soprintendenza Nadia Canu, con responsabile archeologo Antonella Pandolfi.
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