Il verde del pergolato illumina le facciate bianche delle case, basse e piene di armonia, fissate sull'acciottolato dallo zoccolo tinto d'azzurro. Piazza Mazzini, nel cuore di Orani, è luogo simbolo del grande progetto di Costantino Nivola. L'artista, nato qui nel 1911, aveva concepito il paese-pergolato nel 1953. Immaginava di collegare tutte le case tramite tralci di vite aggrappati a muri bianchi, dando nuova dignità a quelle pergole che nelle case del tempo in tanti avevano. Su Interiors, rivista di decorazione di interni, di cui nel 1940 diventa art director, pubblicava i disegni di un paese modello in cui arte e architettura sono di fatto in dialogo perenne e tanto intenso da rendere gli spazi urbani meglio fruibili da tutti. C'è tutto il suo pensiero moderno, riassunto nelle parole scritte nel 1957: "Se artisti e architetti non riusciranno nella sfida di rendere le nostre città più belle, altri, meno dotati di immaginazione e dallo scarso senso civico, continueranno a perpetrare il male architettonico delle nostre città".

Messaggio sempre attuale, come quel progetto che Orani, pur a distanza di tempo, è impegnato ora a rendere concreto. Il paese ha da anni il museo: le opere del maestro, allestite nell'ex lavatoio, raccontano l'arte e la sua visione complessa. Tappa imperdibile, accanto a piazza Mazzini, che per i residenti è semplicemente Su Postu, dove affaccia anche la casa di un altro grande artista del Novecento, Mario Delitala: questo è il punto di partenza del Pergola Village e delle sue magiche atmosfere. L'amministrazione comunale ci crede davvero. Ha speso 200 mila euro della Regione per sistemare la piazza ispirata all'arte visionaria di Nivola. Spazio pilota attorno a cui ruotano oltre trenta case che i proprietari hanno voluto ristrutturare conservando l'impronta del paese-pergola. Altri potrebbero seguire il loro esempio perché il Comune mette 300 mila euro di tasca per incoraggiare il recupero delle facciate bianche del centro storico: l'amministrazione sborsa il 60 per cento delle spese, i privati dovranno sostenere solo il restante 40.

Altri 700 mila euro del piano di rilancio del Nuorese finiranno sempre lì, nel centro storico da impreziosire di pergole e illuminare di bianco, mentre nelle stradine si farà largo di nuovo l'acciottolato e attorno si rivedranno le ringhiere in ferro, ricreando atmosfere semplici, limpide, identitarie. "Dal 1953 a oggi il paese è cambiato tanto dal punto di vista urbanistico, oltre che sociale e culturale. Tuttavia crediamo che oggi, dopo 67 anni, il progetto di Nivola sia quanto mai attuale, moderno e soprattutto bello", dice il sindaco Antonio Fadda. "E' un progetto identitario, pensato per Orani dal nostro più illustre cittadino, che noi molto umilmente cerchiamo di realizzare".

Nivola, sesto di dieci figli, era figlio di un muratore. Aveva lasciato Orani giovanissimo, senza però mai dimenticarlo. Nel 1926 è a Sassari, al seguito di Mario Delitala, il pittore di Orani impegnato al tempo ad affrescare l'aula magna dell'università. Per Nivola fu la sua prima esperienza da apprendista. Nel 1931 grazie a una borsa di studio del Consiglio dell'economia corporativa di Nuoro può frequentare l'Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza. Qui studia decorazione pittorica, poi grafica pubblicitaria, ma viene sospeso per sei mesi quando rifiuta di fare il saluto fascista. Al suo ritorno conosce Ruth Guggenheim, giovane ebrea tedesca, allieva dello stesso istituto. La sposa nel 1938. Viaggio di nozze a Orani. Grazie alla famiglia Guggenheim, viene assunto alla Olivetti: è direttore artistico della grafica. Il suo antifascismo, maturato già nel 1932 a Parigi dove conosce Emilio Lussu e altri esuli, lo spinge a lasciare l'Italia anche per proteggere la moglie e sfuggire alle leggi razziali. Nel 1939 l'approdo negli Stati Uniti. La sua arte esplode, arriva il successo. Diventa amico del grande architetto Le Corbusier, è in contatto con altri artisti del tempo come Walter Gropius, Marcel Breuer, Laszlo Moholy-Nagy, Jackson Pollock. Inventa una nuova tecnica, sand casting. La sua maturità artistica mette assieme memorie personali e prospettive contemporanee, eredità antropologiche e l'idea di un'arte corale dove tanto spazio ha l'architettura. Torna a Orani nel 1958: qui, dove per tutti è Antine, esegue il graffito della chiesa di Sa Itria. Ritrova le pergole, sebbene non come le aveva concepite in quel progetto che forse ha ancora bisogno di sedimentarsi nella sua comunità. Sono passati oltre 60 anni da allora, 32 dalla morte dell'artista avvenuta a Long Island, ma Orani si ritrova in quei tralci verdi che sono segni di un legame sociale, radicato nella quotidianità, tanto forte da non temere confronti col tempo che passa.

© Riproduzione riservata