Con foto di archivio L'ultimo allarme, senza conseguenze pratiche, risale allo scorso ottobre, quando l'asteroide "1998 HL1" è transitato a circa 6,2 milioni di chilometri di distanza dalla Terra alla velocità di 70 mila chilometri orari. Con un diametro compreso fra 440 e 990 metri era definito "potenzialmente pericoloso", categoria che comprende simili proiettili spaziali di almeno 100 metri di diametro e che passino entro i 7,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Caratteristiche perfettamente aderenti a un secondo asteroide che a breve "sfiorerà", per modo di dire, la nostra casa: il "1998 OR2", del diametro tra i 2 e i 4 chilometri, grande quasi come il Monte Bianco e a sua volta classificato dalle agenzie internazionali nello stesso modo del predecessore: "potenzialmente pericoloso". L'impatto eventuale con un tale corpo celeste provocherebbe danni enormi. La Nasa, agenzia spaziale americana, lo ha definito grande abbastanza da causare "effetti globali" anche se non "devastanti". L'incrocio è previsto per il 29 aprile. L'asteroide, pur molto basso sull'orizzonte, avrà una luminosità tale da renderlo osservabile anche con piccoli telescopi. Transiterà a una velocità di 8,7 chilometri al secondo ma a distanza di sicurezza: 6,3 milioni di chilometri, più o meno la stessa alla quale è passato sei mesi fa il 1998 HL1. Circa 16 volte la distanza tra la terra e la Luna. Scoperto nel 1998, l'incrocio successivo è previsto nell'aprile 2079 a una distanza minima di 2,3 milioni di chilometri (dato che in 50 anni può sensibilmente variare a causa di innumerevoli fattori), e comunque la sua corsa non dovrebbe confliggere con l'orbita terrestre. L'unico pianeta a rischiare una collisione con 1998 OR2 potrebbe essere Marte.

Così torna nuovamente all'attenzione generale la necessità di deviare in qualche modo questi ammassi di roccia e ghiaccio nel momento in cui costituissero un reale pericolo per la terra e l'Uomo. A ottobre avevamo spiegato come Esa e Nasa, le agenzie spaziali europea e statunitense, stessero lavorando a una missione con l'obiettivo di deviare uno dei due asteroidi che compongono la coppia "Didymos", in viaggio nello spazio a 17 milioni di chilometri da noi, del diametro di 780 e 160 metri. Nel 2022 dovrebbe essere inviato un veicolo spaziale che dovrà colpire Didymoon (la sua piccola luna di 160 metri di diametro) per capire di quanto sposterà la sua orbita, poi uno strumento per la registrazione invierà informazioni necessarie a future missioni in caso di pericoli reali per la Terra. Un secondo veicolo dovrà raggiungere il punto dell'impatto per acquisire le misurazioni e altri dati. Contemporaneamente si sta studiando anche un sistema basato su una rete di telescopi a Terra per scoprire e catalogare il maggior numero di asteroidi e caratterizzarne le proprietà e due centri che useranno i dati dei telescopi per calcolare traiettorie e probabilità di impatto.

A tutto questo si aggiunge ora lo studio triennale "Use of the LOP-G as home Base for Fast Response Planetary Defence Missions" avviato al Politecnico di Milano e finanziato dall'Esa. L'obiettivo è realizzare una piattaforma (la LOP-G, cioè Lunar orbital plataform-gateway) composta da più moduli (come la stazione spaziale) e sistemata nei pressi della Luna dalla quale lanciare sonde che intercettino prima che sia tardi asteroidi provenienti dallo spazio profondo in rotta di collisione con la Terra. La partenza dal LOP-G garantirebbe un intervento più immediato, semplice ed economico (per la minore quantità di energia necessaria) rispetto alla preparazione eventuale dal nostro pianeta.

Quanto il tema sia sentito è dimostrato anche dall'interesse mostrato dal Mit, il Massachusetts Institute of Technology, tra le principali università di ricerca al mondo (si trova a Cambridge, nel Massachusetts), dove sono state ipotizzate tre strade per disinnescare il pericolo: utilizzare una sorta di proiettile inviato nello spazio per tentare di deviare l'asteroide; inviando preliminarmente un "esploratore" per ottenere misure specifiche dell'asteroide così da usare un proiettile più accurato; inviare due esploratori per misurare l'asteroide e per spingerlo fuori rotta prima di lanciare il proiettile. Per gli astronomi esiste una possibilità su 50mila che un asteroide possa colpire la Terra nell'arco dei prossimi 100 anni: meglio cominciare a lavorare subito per evitare che accada e che le conseguenze siano catastrofiche.
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