Sul lavoro, in famiglia, nelle amicizie ci si può imbattere in persone che vogliono dettare tempi e modi delle relazioni con l’obiettivo di affermare in maniera inequivocabile la loro presunta superiorità. Lo fanno manipolando le dinamiche della comunicazione, facendo sentire in colpa e perennemente in difetto l’interlocutore così da indurlo a cedere parti della propria autonomia. I manipolatori relazionali – così possiamo definire queste persone – agiscono mettendo quindi in atto tutta una serie di strategie mirate a garantirsi un controllo sull’altro, strategie a cui bisogna trovare il modo di sfuggire se si vuole riconquistare la propria libertà e indipendenza. Bisogna quindi riconoscere e gestire la comunicazione manipolatoria come spiega la criminologa Cinzia Mammoliti nel recentissimo Le parole per difenderci (Sonda, 2020, pp. 144). A lei chiediamo, prima di tutto, qual è l’identikit di un manipolatore relazionale:

"Un manipolatore relazionale, o una manipolatrice – ci tengo a puntualizzare che il fenomeno è trasversale e non guarda in faccia sesso, età, ceto sociale o altro – è qualcuno che per perseguire i propri obiettivi ci porta a pensare o fare qualcosa che altrimenti non penseremmo o non faremmo. Si tratta di persone che mentono spesso e utilizzano artifici e raggiri nei confronti degli altri; sono ambigue e subdole; indossano maschere per compiacerci e si rendono in tal modo camaleontiche; mandano messaggi contraddittori e destabilizzanti; predicano bene e razzolano male, ma, soprattutto, si reputano assolutamente superiori agli altri e pensano di poter prendere in giro chiunque".

Dove possiamo incontrare queste persone?

"Possiamo incontrarle in ogni ambito della nostra esistenza: in famiglia, nelle amicizie, a scuola, sul lavoro. Ed è proprio per questo che nel libro Le parole per difenderci gli esempi sono tantissimi e provengono da diversi tipi di relazioni".

Quali armi usano per manipolare?

"La principale è la comunicazione. Lunghe pause quando si parla. Strane interiezioni, messaggi ambigui e contraddittori e repentini cambi di argomento durante il discorso. Poi l’incapacità di ascoltare l’interlocutore. Sono modalità subdole e per questo ho sentito l’esigenza di dedicare un testo apposito alle tecniche più diffuse che utilizzano per attirare nella loro trappola fornendo, al contempo, i relativi strumenti per contrastarle. Negli ultimi dieci anni di manipolazione relazionale e affettiva si è parlato tanto ma non erano ancora state affrontate le peculiarità della principale arma che i manipolatori utilizzano per sottomettere e confondere chi capita sotto le loro grinfie, cioè la comunicazione. Spero quindi che il mio libro possa rivelarsi un utile strumento di difesa per chi non riesce a contrastare la loro comunicazione aggressiva, vaga, nonsense e spesso farneticante".

Quali danni può fare un manipolare relazionale?

"Ne può fare tanti e molto gravi. Rapportarsi con questi soggetti, soprattutto nel quotidiano, può diventare una gravissima causa di stress con tutte le conseguenze che dallo stesso possono derivare, disturbi fisici e psicologici in primis. Ansia, insonnia, cefalee, aritmie cardiache, disturbi gastrointestinali, dermatiti, dolori muscolari, disturbi comportamentali e molto altro possono, nel lungo periodo, sfociare in malattie anche molto gravi".

Come ci si difende da un manipolatore?

"Innanzitutto, riconoscendo il problema e identificando il soggetto in modo da non incorrere nell’errore in cui cadono quasi tutti; quello di ritenersi colpevoli di un qualcosa che spesso non riescono neppure a spiegare. Si entra, purtroppo, nella trappola di queste persone inavvertitamente, spesso gradualmente. All’inizio non si capisce bene chi sia la controparte anche perché quest’ultima è capace di vendersi talmente bene da rendersi spesso affidabile e affascinante. Quando ci si accorge di essere caduti nella ragnatela spesso è troppo tardi e occorre allora – laddove allontanarsi o fuggire sia impossibile – iniziare ad anestetizzarsi emotivamente ergendo solide barriere emotive onde non farsi ferire troppo".

Esiste un modo per far comprendere a un manipolatore quello che sta facendo?

"Non bisognerebbe mai svelare ai manipolatori la loro vera identità anche perché, al di là di quelli inconsapevoli della loro modalità, la maggior parte sa benissimo di essere in mala fede e non sopporta che gli si smonti la recita. Una delle caratteristiche predominanti di queste persone, peraltro, consiste nella deresponsabilizzazione e colpevolizzazione dell’altro. Cercando di smascherarli si rischierebbe pure di essere accusati di essere pazzi, se non addirittura di essere noi manipolatori. Cercare di far comprendere a questi soggetti quello che fanno e il male che arrecano può, spesso, ritorcersi contro agevolando un loro cambio repentino di tecniche e strategie che diverrebbero sempre più sofisticate e sempre meno intercettabili".
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