A soli quattordici anni Arsène Lupin è già una celebrità tra i malviventi di Parigi. È scaltro, abile in travestimenti e astuzie e non gli manca il coraggio tanto da abitare nel palazzo più malfamato della città e avere come vicini falsari, rapinatori di banche e topi d’appartamento. Lupin, però, è già un ladro-galantuomo e non ruberebbe mai senza un motivo. Inoltre, è molto amato perché sempre pronto a dividere il suo bottino con gli orfani del quartiere, che non mancano nella Parigi di fine Ottocento.

Soprattutto il nostro Arsène non si tira mai indietro quando c’è da vivere una nuova avventura come scopriamo nel divertente Le avventure del giovane Lupin (Salani editore, 2019, pp. 190, anche e-book), incentrato sulle peripezie che hanno portato alla nascita del ladro gentiluomo più famoso e affascinante del mondo. All’autrice del libro, Marta Palazzesi, chiediamo perché la figura di Lupin affascina ancora tanto a più di cento anni dalla creazione del personaggio da parte dello scrittore francese Maurice Leblanc:

"Posso rispondere raccontando cosa mi ha affascinato in Arsène Lupin. Sono un’appassionata di storia e di romanzi storici. Ho letto le avventure del Lupin di Leblanc – il Lupin adulto, quindi – quando ero ragazza e ricordo di essere rimasta colpita dal suo acume e dalla sua scaltrezza, oltre che dalla sua etica tutta particolare. Così, quando ho sentito il desiderio di scrivere una storia ambientata nella Parigi di fine Ottocento, ho pensato a lui".

Che contatti e che differenze ci sono tra il suo personaggio e quello creato all'inizio del Novecento da Maurice Leblanc?

"Per le avventure del Lupin ragazzo mi sono basata sulla figura del Lupin adulto, quindi nel mio romanzo troviamo tutta una serie di personaggi che, da grandi, diventeranno i coprotagonisti o gli antagonisti del nostro ladro gentiluomo – mi riferisco a Clarisse, al Conte di Cagliostro, Josephine Balsamo, e al futuro ispettore Ganimard. Per il resto, il Lupin ragazzo è un giovane altruista, generoso, che non mette mai sé stesso prima degli altri, caratteristiche che, crescendo, inevitabilmente in parte perderà".

Perché le figure di ladri gentiluomini, da Robin Hood in poi, conquistano i giovani lettori?

"Credo che il fascino stia nel fatto che questi personaggi compiono un gesto sbagliato per un fine giusto, e questo mette i ragazzi davanti a un dilemma etico che non può che scatenare domande, dubbi e riflessioni tipo 'se mi trovassi in quella situazione, agirei anche io così?' Leggere, in fondo, significa non solo intrattenersi e viaggiare con la mente, ma anche riflettere su sé stessi in modo indiretto".

Spesso i suoi romanzi sono ambientati in metropoli dell'Ottocento, come Londra e questa volta Parigi. Come mai? Si deve tornare al passato per narrare l'avventura?

"La fine dell'Ottocento è un periodo particolarmente interessante su più fronti – innovazioni tecnologiche, esposizioni universali, movimenti sociali – ma anche di grandi contraddizioni sociali, particolarmente evidenti nelle metropoli. Penso, per esempio, alla piaga del lavoro minorile, agli ospizi di carità, alle migliaia di orfani, negletti e dimenticati, che vivevano nei quartieri più poveri e malfamati di queste città. Uno scenario che esercita grande fascino nei lettori e offre numerosi spunti per noi autori. Ma non penso che si debba necessariamente guardare al passato per scrivere romanzi d’avventura, dipende dal tipo di storia che si vuole raccontare e dal modo in cui si vuole farlo".

Cosa farà ora Lupin, cioè ci saranno altre avventure?

"Chi lo sa! Lupin è un tipo imprevedibile e non ama fare programmi. Ma nel caso di nuove avventure, lui sarà sicuramente pronto ad affrontarle".
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