Laggiù si amano. Lo fanno i pesci, nel mondo del silenzio. Gli squali. Lo fanno soprattutto i mammiferi. Le balene e i capodogli, i delfini e le orche. Immersi nel pianeta-mare che poi tanto silenzioso non è. Basta prestare orecchio, saper decifrare i rumori degli animali che qui vivono. Saperli spiare per comprendere come si accoppiano, come si riproducono.

E nel farlo, a volte, fanno davvero un gran baccano. Sarà anche vero che laggiù negli abissi ci si unisce per garantire la sopravvivenza della specie, ma è anche vero che a guidare l'istinto, a spingere verso l'atto sessuale è, come nell'uomo, la ricerca del piacere.

Gli squali, per esempio. L'impero dei sensi non è stato, per i selaci, di certo avaro. La natura li ha anche dotati addirittura di ben due organi sessuali. Due organi copulatori, gli pterigopòdi che consistono in estensioni cilindriche del lembo posteriore delle pinne pelviche. Uno solo viene inserito nella cloaca della femmina per inseminarla. E quando questo avviene, sono morsi selvaggi. Il maschio blocca la femmina mordendola sul dorso e sulle pinne e lo fa tutt'altro che teneramente. Mica teneramente. Sono morsi d'amore, come li hanno ribattezzati gli etologi, gli scienziati specializzati nel comportamento animale. Capita che la femmina tenti fuggire, ed è proprio per questo che il maschio la cattura stringendo fra i denti o il dorso ma soprattutto le pinne pettorali.

Accade il finimondo, quando si accoppiano gli squali nutrice che abitano i mari tropicali e frequentano i bassi fondali. Ebbene, in tempo d'amore, quando i maschi inseguono le femmine e iniziano ad amarle, l'acqua ribolle. I denti affilati trattengono ma non feriscono, lasciano sulla pelle i segni dell'accoppiamento.

Altro capitolo: i cetacei. I mammiferi tornati al mare dopo un intervallo terrestre (studi genetici e biochimici propendono per un legame con antenati muniti di zoccoli come il mesonyx che abitava 50 milioni di anni fa i territori oggi conosciuti come Nord America, Asia e Europa) possiedono parecchi record. Intanto le misure. Il pene della balena franca raggiunge i tre metri e mezzo di lunghezza ed è capace di trasferire nell'apparato femminile un'incredibile quantità di sperma prodotto nei testicoli che pesano una tonnellata. L'accoppiamento è rapido. In questa specie esiste la cosiddetta competizione spermatica. I maschi, che nel periodo del calore si riuniscono attorno alla femmina, non mettono in atto alcuna lotta tra loro ma attendono il loro turno. Sperando solo che, per generare i propri figli, la quantità e la qualità dei propri spermatozoi sia superiore a quella degli altri pretendenti.

Bizzarrie della natura. Come nel caso della Stenella coeruleoalba, dove i maschi non godono di gran fama sul piano della gentilezza. Hanno l'abitudine di sequestrare le giovani femmine. Gli scienziati lo chiamano «accoppiamento coercitivo»: un vero e proprio stupro di gruppo. Documentato da diversi biologi marini che hanno seguito e osservato attentamente alcuni branchi di stenelle in Mediterraneo e in Atlantico. Un comportamento non è tipico di una singola popolazione (e dunque della loro cultura intraspecifica) ma dell'intera popolazione mondiale del delfino stenella.

Due o più maschi rapiscono una giovane femmina allontanandola dal gruppo e con lei, ognuno dei maschi, si accoppia ripetutamente.

Comincia tutto col nuoto nervoso di alcuni individui che si muovono vicino alla femmina, le si strofinano addosso colpendola delicatamente col muso. È il segnale per il branco, un comportamento che rafforza le alleanze. I maschi le si esibiscono davanti, le ispezionano l'area genitale. Poi avviene l'unione. Un comportamento che se a prima vista può sembrare violento (se giudicato evidentemente con la nostra morale), nasconde invece la necessità di obbligare la femmina, anche la più recalcitrante, a riprodursi.

Negli abissi dolcezza e violenza vanno spesso di pari passo. Come sulla terraferma. Il desiderio sessuale, nei mammiferi, terresti o marini poco importa, sembra essere davvero il motore della vita. Che sfocia anche nell'autoerotismo quando, come nel caso della cattività, i maschi non dispongono di una femmina. L'occhio dei ricercatori ha spiato per esempio i tursiopi, i delfini costieri resi celebri dal telefilm degli anni settanta «Flipper». Ebbene, questo cetaceo, purtroppo sfruttato dall'uomo nei delfinari e per scopi tutt'altro che nobili, non disdegna cime, funi o altri oggetti galleggianti per trastullarsi e dar sfogo alle sue voglie. Un comportamento osservato nelle piscine e nelle vasche dove ancora oggi, troppo spesso, trascorre la sua esistenza monotona de innaturale.

Meno cruento l'accoppiamento delle tartarughe marine. Animali solitari per eccellenza, diventa difficile, nell'immensità degli Oceani, ritrovarsi per mettere al mondo la propria prole. I maschi invece attendono al varco le femmine davanti alla costa, a circa un chilometro dal litorale. Durerà parecchie ore, in acque basse, con un corpo aggrappato all'altro e stretto saldamente attraverso l'abbraccio possente delle pinne armate di unghie lunghe come uncini.

La storia naturale degli abitanti del mare legata al sesso e alla riproduzione, insomma, è ricca di curiosità. Una storia impregnata di sentimenti. Su questi l'uomo-predatore ha scommesso.

Stretto di Messina, l'eroismo del pesce spada è diventato leggenda. Protagonista di poesie, di versi commoventi. «Chista è la storia d'un pisci spada...., ci pigghiaru a' fimminedda, drittu drittu 'ntra lu cori», cantava Domenico Modugno, ricordando la fedeltà del grande pesce, la sua uccisione.

Il maschio resta con la sua compagna per tutta la vita, e continua a farlo anche quando il pericolo incombe. Per questo i pescatori arpionano prima la femmina, consapevoli che potranno, di lì a poco, catturare anche l'altra preda. Quel maschio fedele fino alla morte.
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