Riceviamo e pubblichiamo un toccante ricordo dalla Finlandia dedicato a Mauro

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"Quando periodicamente ritorno a Cagliari, per me residente all'estero, il tempo è tiranno: pochi giorni a disposizione, troppe persone da visitare, innumerevoli inviti da esaudire, a riprova di quanto le origini lascino tracce e segni indelebili.

Eppure, una costante regna sovrana, e non potrei mai evitarla, cascasse il mondo: transitare in Piazza Garibaldi, osservare l'enorme caseggiato della Scuola "A. Riva", sede del quinquennio delle elementari, e trovare un pretesto per entrare ed inoltrarsi nei lunghissimi corridoi. A seguire, ultimata la salitina di Via Macomer, nel centro storico del quartiere Villanova, percorrere la Via San Giovanni fino al numero 339, abitazione per decenni della mia famiglia.

Per concludere, ciliegina sulla torta, arrivare nella mitica via San Mauro, lunga meno di trecento metri: osservarla metro dopo metro, col riaffiorare dei ricordi della prima fanciullezza, assaporare l'incredibile e straordinaria proprietà di aver conservato, a parte la teoria di auto parcheggiate ed una parvenza di asfalto, la stessa fisionomia abitativa.

Modifiche quasi uguali allo zero, identica a quella occupata moltissimi anni or sono, quasi militarmente, da noi decine e decine di imberbi ragazzini e ragazzine alla scoperta della prima adolescenza.

Giochi unisex, anche a pallone non poche "maschiacce" erano nel gruppo; nessuno rinunciava al "giogausu a pincareddu"; entrambi i marciapiedi erano costellati da innumerevoli scacchiere dove tutti abbiamo imparato i primi fondamentali rudimenti dell'arte degli scacchi; uno spirito di gruppo oggi scomparso per sempre; i differenti ceti sociali delle famiglie si scioglievano come neve al sole, perdevano di significato, all'insegna di una comunione d'intenti e una fratellanza adesso deficitaria.

All'imbrunire, nell'ampio cortile di Mauro, il gruppone si riuniva per alcuni minuti di meditazione.

Mauro Manunza non aveva moltissimi anni più di noi, ma già da allora era considerato, per antonomasia, una guida, un capo, uno che predisponeva le attività. Lo chiamavamo, riferendoci ai gradi militari, "il Maggiore".

Guidava noi tutti anche nelle "esplorazioni esterne": visite accurate nelle periferie di Via Dante, allora aperta campagna, per far conoscenza diretta con macaoni, vanesse, mantidi religiose ed altri insetti da rispettare e preservare. Fino ad una proibitissima escursione a Calafighera.

Già da allora ci confidava il sogno di diventare giornalista. A posteriori, potremmo affermare quanto nessuno più di lui fosse "l'uomo giusto nel posto giusto", come in seguito i risultati della professione hanno dimostrato.

Era giustamente orgoglioso della sua inusitata visita, ai tempi impensabile, in Inghilterra, con tanto di stretta di mano con la Regina Elisabetta.

Ho avuto modo, avendo svolto nello stesso periodo il servizio militare, di incontrarlo in occasione di qualche licenza. Ma in particolare, nelle visite di qualche mia classe nella sede dell'"Unione Sarda" nel Viale Regina Elena, era sempre disponibile con prontezza ad accompagnarci nei vari dipartimenti della testata.

Ho continuato, qui dall'estero, a scambiare qualche corrispondenza con lui: inevitabile quanto fosse necessario e spontaneo da parte di entrambi rammentare quei tempi passati.

Tu, Mauro, sei stato una guida preziosa di un periodo essenziale della vita: ti ringraziamo senza condizione.

Mi pare di vederti, sorridente, girovagare fra le nuvole con matita e taccuino, ed annotare primizie da trasmettere immediatamente al giornale".

Mario Sconamila
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