"Uccisa in auto da un marocchino ubriaco" e "Alcol assassino: sei morti sulla strada. I ragazzi, tedeschi, sono stati travolti da un guidatore ubriaco". Ancora "Africano sbronzo uccide 23enne. E non lo arrestano" e "Ubriaco al volante fa strage di turisti tedeschi". Sono i titoli di alcuni giornali che, nelle scorse settimane, hanno creato non poche polemiche. Episodi simili, trattati in maniera differente. Nel primo caso, si specifica la nazionalità dell'investitore, nel secondo, invece, non si fa cenno al fatto che l'autore della strage dei turisti tedeschi sia un italiano.

Sono giustificate le lamentele di chi non ha apprezzato questo diverso approccio? La risposta (piccolo spoiler: le lamentele sono giustificate) arriva da una delle carte deontologiche che regolano l'attività dei giornalisti, la "Carta di Roma". Il documento, redatto congiuntamente da Fnsi (il sindacato dei giornalisti) e dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti nel 2008, e fa parte del bagaglio di strumenti di lavoro dei giornalisti italiani. Rappresenta il protocollo deontologico che si occupa di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.

Merita di essere raccontata, in breve, la nascita di questo documento. A suggerirlo furono due differenti episodi di cronaca, legati a stranieri. Uno particolarmente noto, la strage di Erba nel 2007: i primi sospetti furono su un tunisino, Azouz Marzouk, marito di una delle vittime. Proprio il fatto di essere straniero lo trasformò in "mostro da sbattere in prima pagina". Salvo poi scoprire in seguito che gli assassini erano gli italianissimi Olindo Romano e Rosa Brazzi. Qualche tempo prima, due richiedenti asilo eritrei rilasciarono un'intervista a un noto quotidiano, non conoscendo bene la dinamica dei mass media: le loro foto arrivarono anche nel paese d'origine. E, per vendetta, i padri dei due richiedenti asilo furono prelevati dalle autorità locali e rilasciato solo dopo il pagamento di un cauzione molto elevata. Due episodi che suggerirono alla portavoce per il sud Europa dell'Unhcr (l'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati) Laura Boldrini la necessità di redigere una carta deontologia sul tema. Una proposta accolta con entusiasmo dall'Ordine dei giornalisti e dalla Fnsi.

La "Carta di Roma" detta regole ben precise, esplicate nelle linee guida per la sua applicazione. Che cosa stabilisce per casi come quelli dei titoli citati? "Informazioni", si legge nelle linee guida, "quali l'origine, la religione, lo status giuridico-immigrato, richiedente asilo, rifugiato, regolare/irregolare ecc. non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i protagonisti se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della notizia". Specificare che l'automobilista che ha provocato la morte della ventitreenne è marocchino aiuta a capire meglio la notizia? Naturalmente no. Anzi, rappresenta un'informazione fuorviante (e, di questi tempi, capace di aizzare pulsioni razziste).

Una recente vicenda accaduta a Olbia serve a capire meglio che cosa significa questa disposizione. Qualche giorno fa, un uomo è stato denunciato per minacce con l'aggravante razzista nei confronti di una donna. Perché, in questo caso, specificare la nazionalità dei protagonisti? Perché la donna vittima di razzismo è un'italiana mentre l'uomo che l'ha minacciata è un africano. Ricorda molto quel tipico caso di scuola secondo il quale un cane che morde l'uomo non fa notizia mentre fa notizia l'uomo che morde il cane. In questo caso, dunque, specificare la nazionalità dei protagonisti risulta indispensabile per la comprensione della vicenda. Dunque, chi ha fatto quei titoli relativi agli ubriachi ha commesso una scorrettezza sul piano deontologico.
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