La parola d'ordine è "accorpamento". Tutto si accorpa, ovunque. Un'occhiata alla borsa e alla organizzazione, un po' meno all'efficienza. Con criteri che non sono chiari ai più, nemmeno agli addetti ai lavori. Quello che si capisce è che in questi giorni l'istituto comprensivo del Monte Rosello sparisce, e va a confluire in una scuola con meno numeri, meno storia, meno passato: la scuola elementare di via Manzoni.

L'accorpamento funziona così, nel caso del Monte Rosello, il quartiere più popoloso di Sassari: al posto di tre scuole ce n'è una. Una segreteria al posto di tre, un solo dirigente, un unico ufficio. Un unico punto di riferimento per tre plessi, al posto di un ufficio per ogni scuola. Non si perde nessun posto, per carità. Si perde solo un'anima, un ufficio, il polso della situazione di quello specifico plesso. Si perdono le maestre, e ce ne sarebbero già diverse con la domanda di trasferimento in mano. Ci perdono i bambini. Un genitore che deve chiedere qualcosa per suo figlio non potrà più avvicinarsi alla sua scuola, svuotata della sala operativa.

La questione dell'accorpamento è sempre stata molto dibattuta e risale agli anni di Matteo Renzi. In nome dell'ottimizzazione delle risorse, al convegno delle Regioni si era deciso che gli accorpamenti non sarebbero avvenuti per le scuole che avevano almeno 600 alunni. In tanti si opposero. In Sardegna, a quel tempo, tutto passa sommessamente. Si oppongono strenuamente solo in Gallura. Lì molte scuole medie hanno ancora la direzione. A Sassari si decide in altro modo ancora. L'allora assessore comunale mise a scegliere i dirigenti scolastici: chi voleva, poteva optare per gli accorpamenti. Salta fuori, col pallottoliere, che Sassari avrebbe dovuto avere 8 istituti megacomprensivi, al posto dei 13 circoli didattici fra scuola primaria, con le Medie separate. I sindacati, nessuno escluso, si oppongono a tutti i ridimensionamenti perché non si perdessero posti (ad esempio la direzione didattica) e funzionalità.

Quando all'assessore di passaggio, Maria Grazia Fantato, era subentrata Vittoria Casu la frittata era già fatta. Qualche plesso (ad esempio la borgata di Campanedda-Palmadula) era stato chiuso, e lei si trova a fare il vigile urbano. A quel punto non era restato che trovarsi con i dirigenti scolastici. Arriva la proposta che il Sacro Cuore venisse incluso a San Donato, nel centro storico. I dirigenti si opposero. Per non far chiudere la direzione a San Donato, Casu si trova ad annettere Carbonazzi, con conseguente insurrezione delle maestre. Fino al giorno d'oggi. Le scuole del Monte vengono smembrate: Sacro Cuore, la scuola storica e dai numeri più alti (810 alunni) finisce a San Donato (che arriva a 1300). La scuola di via Baldedda viene annessa alla scuola di via Manzoni, (in tutto 800 alunni). La rivolta impregna il quartiere, ma ormai è tardiva. I genitori non hanno più una direzione in loco a cui fare riferimento, le insegnanti potranno essere spostate in base alle decisioni di un dirigente che a questo punto ha tante scuole a cui badare.

«Come mai si è preferito il circolo morente al Sacro Cuore?», commenta una maestra. «Se io devo sopprimere un istituto sopprimo quello più recente, inattivo, quello che ha meno storia. Il circolo di San Donato ora è al sicuro, nelle mani di una dirigente eccellente. Qua stiamo uccidendo il sano per salvare il malato. Sacro Cuore è la scuola più radicata nel territorio».

Il Comune ora impone gli 8 accorpamenti, e al Monte si è scatenato il caos, certo non premiando chi ha i numeri dalla sua parte. «Al Sacro Cuore ci sono più di 800 bambini: in nome di cosa si può mettere a decidere chi è sempre in sofferenza, anche come numeri di alunni?» Insomma c'è mancanza di trasparenza. Alla conferenza dei sindaci era stato detto che la scuola di via Baldedda era già stata plesso di via Manzoni. Una cosa non vera, il dirigente di Sacro Cuore e i sindacalisti, erano insorti. Il Monte dal punto di vista elettorale vale quanto Luna e Sole, Lu Fangazzu e Carbonazzi. In chiave elettorale tutto questo malcontento ha il suo peso. «Questo deve fare, un'opposizione sana - dice una dipendente - non spiare dove il sindaco posteggia la macchina, e che tipo di macchina ha. Tante di noi, grazie a queste politiche, hanno già la valigia in mano. E come al solito saranno i bambini a pagare».
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