L'ora d'arte, che molti vorrebbero cancellare dai programmi scolastici, dovrebbe essere la più importante di tutte. O quanto meno una delle più importanti perché offre le chiavi per leggere molti capolavori, scoprendone l'anima, ma ci aiuta anche a emozionarci nell'osservare quelle opere straordinarie che nei secoli numerosi artisti ci hanno regalato. Con questo spirito Tomaso Montanari, professore ordinario di Storia dell'arte moderna all'Università per stranieri di Siena, ha scritto il volume "L'ora d'arte".

"Il titolo ha un doppio significato" spiega l'autore nella premessa, "uno pubblico e uno privatissimo. Allude naturalmente al luogo più importante della nostra vita e della nostra società: la scuola. Un luogo, però, dove la storia dell'arte è sempre meno presente, sempre meno importante. Eppure è lì che gli italiani, ancora bambini, potrebbero imparare la nostra antica intimità con quello che la Costituzione chiama il patrimonio storico e artistico della Nazione". Per questo motivo Montanari ha scritto pensando al bambino che vive dentro ognuno di noi, più o meno sepolto sotto troppi strati di adultità. La lettura dell'opera ci consente, in questo modo, di fare un fantastico volo dalle mura degli etruschi ai writers contemporanei, passando per Michelangelo, Raffaello, Velasquez e Goya. Le opere d'arte scelte in questo volume sono varie: alcune le abbiamo già viste e studiate nei manuali scolastici del liceo; altre invece le abbiamo scoperte e ammirate con stupore sfogliando, appunto, le pagine di questo prezioso libro. Sorprende piacevolmente, per esempio, la scoperta a Orbetello di una massicciata (purtroppo invasa dalle erbacce) fatta di massi squadrati di valore archeologico: il basamento focalizzato da Montanari ha quasi 2500 anni, è un tratto delle mura con cui gli Etruschi, nel IV secolo avanti Cristo, cinsero la loro città sulla laguna che oggi si chiama Orbetello. L'autore ci consente, poi, di fare un ripasso della storia del Pantheon: un luogo magico, invaso dalla luce che fa risplendere il suo interno. Da un occhio bucato della monumentale cupola entrano il sole, la neve, la pioggia. E il giorno di Pentecoste i pompieri ci fanno piovere dentro anche i petali di rosa. L'autore spiega, poi, che cosa è il Pantheon. "Il nome greco vuol dire tempio di tutti gli dei. Quando un papa lo trasformò in chiesa lo dedicò a tutti i santi, facendo sprofondare sotto il suo altare 28 carri carichi di corpi di martiri estratti dai cimiteri di Roma. Così nacque la festa della prima notte di novembre, Ognissanti. Dopo i santi ci tornarono gli dei: Raffaello, artista così grande da essere considerato un dio della pittura, volle farsi seppellire lì. E fu seguito da tantissimi altri pittori, scultori e architetti".

Ancora, l'autore ci porta idealmente nello studio di un artista attraverso il racconto dello struggente quadro di Pierre Subleyras, nato nel sud della Francia nel 1699. Verso la fine della sua breve vita ritrasse il suo atelier, una stanza illuminata dal chiarore delle candele, una scala appoggiata al cornicione dove sono alcuni calchi in gesso di statue celebri. E tele, dello stesso pittore, sparse ovunque. Ma anche Pierre, che per quattro volte compare nel quadro: il cinquantenne che ci guarda, tenendo in mano un proprio autoritratto, poi di spalle, giovane pittore al lavoro. E infine bambino con in mano una matita, a disegnare.

Tomaso Montanari dà voce a ogni opera d'arte raccontate in questo volume, ma con una caratteristica ben precisa. Nelle sue parole la storia dell'arte è l'impasto delle nostre vite quotidiane. E così in uno schizzo del Guercino Giuseppe regge Gesù appena nato trasmettendoci quasi l'imbarazzo e il timore di un uomo qualsiasi appena diventato padre. In uno sguardo colto da Botticelli ritroviamo l'infinita malinconia che si portano dietro i migranti, costretti a fuggire e privati della libertà. E che dire del Cristo morto di Giovanni Bellini? Un quadro che sprigiona poesia lieve, come lievi sono i quattro angioletti che fanno compagnia al Cristo, alcuni lo guardano, si soffermano sulle ferite; gli altri lo reggono. Solo un artista poeta come Bellini poteva mettere insieme i bambini e la morte. Cantare, a un tempo, la gioia e la tristezza.

La lettura dell'opera di Montanari vola veloce, si beve quasi d'un fiato come quando, accaldati dal sole cocente, non vediamo l'ora di sedare la sete.

Patrizia Mocci
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