All’ombra del Vaticano, ma non solo. Cresce il numero degli italiani che si riconoscono in una religione di minoranza, cioè non cattolica. Sono circa due milioni. Per l’esattezza, 1.999.400 sparsi sul territorio nazionale. Crescono anche le organizzazioni di matrice religiosa: erano 658 nel 2001, oggi sono 866. Alcune hanno alle spalle una storia millenaria (come la galassia induista) altre sono più recenti, talvolta oggetto di polemica, come Scientology. Alcune sono note ai più, per ragioni culturali o mediatiche, come l’Islam o il Buddhismo, nelle sue molte e antiche scuole, rappresentate agli occhi del grande pubblico da testimonial di successo; oppure le chiese ortodosse, che oggi raccolgono perlopiù fedeli originari dell’Europa dell’Est, ma condividono ampi tratti di storia con tante regioni italiane, Sardegna compresa. Altre organizzazioni religiose infine sono conosciute quasi esclusivamente dagli adepti o dai sociologi.

LO STUDIO - C’è di tutto e di più nell’approfondito ritratto del pluralismo religioso che emerge dalla pagina web “Le Religioni in Italia”, reincarnazione online della “Enciclopedia delle Religioni in Italia” pubblicata per la prima volta nel 2001 dalla casa editrice salesiana Elledici. Si tratta di un’opera collettiva coordinata da Massimo Introvigne (64 anni, avvocato, sociologo e saggista) e Pier Luigi Zoccatelli, 54 anni, docente di Sociologia delle Religioni alla Pontificia università salesiana. Rispettivamente direttore e vicedirettore del Centro studi sulle nuove religioni fondato dallo stesso Introvigne a Torino nel 1988. Secondo le ultime stime del Cesnur, diffuse il 18 novembre, gli italiani che aderiscono a religioni di minoranza sono il 3,6 per cento di una popolazione totale di circa 55 milioni (54.993.953), dei quali circa un milione seicentomila sono divenuti cittadini negli ultimi otto anni.

Corteo di Hare Krishna che invocano la pace al Poetto di Cagliari (Archivio L'Unione Sarda - Luca Tronci)
Corteo di Hare Krishna che invocano la pace al Poetto di Cagliari (Archivio L'Unione Sarda - Luca Tronci)
Corteo di Hare Krishna che invocano la pace al Poetto di Cagliari (Archivio L'Unione Sarda - Luca Tronci)

STRANIERI E ITALIANI - «Questa ricerca - si legge nell’introduzione - saluta e congeda il dato – molte volte ripetuto, ma che almeno dagli anni 1980 non è mai stato vero – secondo cui le minoranze religiose in Italia rappresentano globalmente solo l’uno per cento della popolazione». La percentuale è invece del 3, 6. È intuitivo, data la storia italiana, che «molti fra coloro che chiaramente manifestano un’identità religiosa diversa dalla cattolica» siano stranieri. Il Cesnur fa notare che, considerando non i soli cittadini, ma tutti i residenti sul territorio nazionale (includendo quindi circa 5 milioni di stranieri) la percentuale sale ulteriormente, arrivando al 10, 1 per cento. Tradotto grossolanamente, ogni dieci persone che vivono in Italia, una si riconosce in una fede diversa da quella che, sino alla nascita della Repubblica, era la religione di Stato. Introvigne e Zoccatelli non mancano di sottolineare che i 5 milioni di stranieri residenti sono l’8, 7 per cento della popolazione totale, contro una media europea del 7, 8 per cento. «Presentiamo queste conclusioni insieme senza trarne alcuna specifica conseguenza di carattere generale – il che andrebbe ben oltre i compiti di questo nostro lavoro – e consapevoli del fatto che documentare il pluralismo è un gesto a suo modo “politico”», si legge sul sito.

I NUMERI - Va detto che quelle fornite dal Cesnur sono stime, basate principalmente (ma non solo) sulle dichiarazioni dei rappresentanti delle varie comunità religiose esaminate. Non esistono dati ufficiali perché un censimento è impossibile: in Italia l’appartenenza religiosa è considerata un dato sensibile. È opinione diffusa (pur contrastata da alcune associazioni di atei o scettici militanti, ai quali l’Enciclopedia dedica, ovviamente, un ricco capitolo) che la stragrande maggioranza della popolazione si riconosca nella Chiesa di Roma, se non altro perché i non battezzati sono una rarità, così come coloro che scelgono un funerale senza sacerdoti. Secondo un rapporto Eurispes del 2016, il 71 per cento degli italiani si definisce «cattolico ma non praticante». Lo studio appena aggiornato dal Cesnur riguarda coloro che dichiarano apertamente di non esserlo.

Fedeli Musulmani celebrano la fine del Ramadan nella Moschea di Roma (Ansa - Peri)
Fedeli Musulmani celebrano la fine del Ramadan nella Moschea di Roma (Ansa - Peri)
Fedeli Musulmani celebrano la fine del Ramadan nella Moschea di Roma (Ansa - Peri)

IL PRIMATO DEI TESTIMONI DI GEOVA - Più della metà dei non cattolici italiani si riconoscono comunque nelle chiese cristiane: sono poco meno di un milione e 800 mila, vanno dai protestanti storici (che sono 382.400, il 19, 2 per cento) ai Mormoni (con 27.800 fedeli ufficiali, l’1,4 per cento). Nel novero sono curiosamente comprese le aree del dissenso cattolico, di destra e sinistra, scismatici inclusi: in tutto poco meno di 30 mila persone. Il sottogruppo più numeroso fra i cristiani è quello dei Testimoni di Geova: 409.100 fedeli (20, 5 per cento). Si tratta, scrivono gli autori nelle note, «della maggiore realtà organizzata in modo unitario presente nel Paese dopo la Chiesa cattolica». Sono 320.800 i cittadini italiani di fede ortodossa (16 per cento). Un numero che non rivela la vera portata dell’onda dell’Est. Il Cesnur stima che in Italia siano quasi due milioni complessivamente i credenti che hanno come riferimento un pope e non un parroco, «particolarmente per l’immigrazione dalla Romania, che nel 2019 ha raggiunto la quota di 1.206.938 unità, ovvero il 23 per cento dell’intera immigrazione». Pochissimi gli ebrei, 36.500, l’1,8 per cento dei cittadini che non si riconoscono in Santa Romana Chiesa.

ISLAM E INDUISTI - Restano sotto il mezzo milione i musulmani, perlopiù sunniti, (417.900, appena sotto il 21 per cento del complesso delle minoranze religiose) che pure sono identificati come <+corsivo base>gli altri <+tondo base>per eccellenza nella opinione comune. Ed è curioso, leggendo questi numeri, e incrociandoli con fonti diverse, pensare che in Italia ci siano appena dieci moschee ufficiali (di cui cinque dotate di minareto, simbolo di aspre polemiche) mentre l’Unione Induista italiana dichiara sedici templi (e un monastero) a fronte di appena 47.500 fedeli riconosciuti dal Cesnur. Sono 4 mila gli aderenti ai Gruppi di Osho e derivati, da non confondere con i movimenti organizzati New Age e Next Age, che sarebbero in 20 mila.

Processione di cristiani ortodossi davanti alla chiesa della Speranza in Castello, a Cagliari (Archivio L'Unione Sarda)
Processione di cristiani ortodossi davanti alla chiesa della Speranza in Castello, a Cagliari (Archivio L'Unione Sarda)
Processione di cristiani ortodossi davanti alla chiesa della Speranza in Castello, a Cagliari (Archivio L'Unione Sarda)

FENOMENO NICHIREN - I Buddhisti sono un’altra minoranza consistente. Il Censur ne stima 205.000, dei quali 95 mila si riconoscono nelle visioni classiche: theravada, zen e vajrayana. Ma a crescere sono soprattutto gli affiliati alla Soka Gakkai e in generale all’area di Nichiren. Incremento che, si legge nel rapporto, «è il dato più significativo di questo primo scorcio di secolo XXI se si escludono i fenomeni relativi agli immigrati e ai nuovi cittadini». C’è infine una variegata galassia di movimenti che è difficile suddividere ed etichettare (dai gruppi della cosiddetta “Area esoterica della Antica Sapienza” ai “Movimenti del potenziale umano”. Per esempio, in Italia si contano 3.200 aderenti a movimenti Neo-pagani.

RISPETTO PER LA DIVERSITÀ - A tutte queste forme di organizzazione religiosa, che siano famose e riverite oppure sconosciute o fonti di inquietudine, “Le Religioni in Italia” assicura un’attenzione senza giudizio. Con il distacco richiesto dalle scienze sociali, ammorbidito da un’attenzione a non ferire i credenti trattandoli come “fenomeni”, e tenendo nel debito conto il modo in cui loro stessi scelgono di rappresentarsi. Un rispetto che è ormai considerato essenziale fra gli esperti accademici di Sociologia della Religione in campo internazionale. Ma non era scontato, nel 2001, quando uscì la prima edizione della “Enciclopedia delle Religioni in Italia”. Anche e soprattutto perché Massimo Introvigne è stato sino al 2016 responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, un gruppo di azione culturale e sociale di stampo ultratradizionalista che conduce campagne non esattamente all’insegna dell’inclusione. Non solo, è per formazione un avvocato (esperto internazionale di concorrenza e proprietà intellettuali) convertitosi alla Sociologia nel mezzo del cammin di sua vita, estraneo al mondo accademico italiano. Gli sono state più volte rimproverate una testimonianza a favore di Scientology in un processo in Francia, e le battaglie contro il reato, anzi, l’idea stessa di plagio. Il Cesnur e la sua “Enciclopedia”, che ora vive soprattutto online, sono egregiamente sopravvissuti, grazie a una fitta rete di rapporti con università internazionali e studiosi di altissimo livello. Ma soprattutto grazie al continuo rapporto con le comunità rappresentate, per ciascuna delle quali vengono forniti indirizzi web e contatti. La ricerca sulle Religioni in Italia, periodicamente aggiornata online, resta l’unico punto di riferimento globale sulle organizzazioni in cui si esprimono la religiosità o comunque il desiderio di ricerca spirituale degli italiani che non si riconoscono nella tradizione cattolica.
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