Quando un uomo come Remo Bodei ci lascia è inevitabile interrogarsi sulla sua eredità, sul suo straordinario esempio di studioso e filosofo. Lo si può fare senza inciampare in alcuna retorica, vista la straordinaria fama, stima e apprezzamento del mondo accademico (e non solo), che hanno accompagnato l'avventura umana e professionale di Remo Bodei. Che prima di tutto era un sardo, nato a Cagliari 81 anni fa. Una condizione di oggettivo isolamento che il filosofo aveva trasformato in un punto di vista privilegiato.

''IL PIU' INSULARE'' - C'è un piccolo, curioso aneddoto che Bodei aveva confidato alla giornalista Maria Paola Masala, in occasione di un libro curato, alcuni anni fa, insieme alla fotografa Daniela Zedda, "Aldilàdelmare": 88 brevi biografie di sardi "esuli", che la vita, il caso, gli studi, le passioni hanno portato al di là del mare, senza che questa condizione li rendesse eterni emigrati. Così Bodei amava ricordare che Richard Rorty, il suo collega americano alla Ucla, l'università di Los Angeles, lo aveva definito il «meno peninsulare dei filosofi italiani», intendendo affermare che non era provinciale, che la sua formazione aveva un'impronta internazionale. Lui, aveva replicato, con la sua splendida, garbata ironia: «Sì, certo, perché sono il più insulare». Condizione di cui andava orgoglioso: «Per noi, una volta attraversato il mare, tutto il mondo è paese».

ACCENTO CAGLIARITANO - Chi lo ha sentito parlare, ricorda bene quanto fosse integro il suo robusto accento cagliaritano, nonostante gli anni trascorsi nell'Università di Pisa prima, e in quelle di mezzo mondo poi. Anzi, a sentire la moglie, ogni volta che Remo Bodei ritornava nella sua città natale, per ritrovare gli affetti e le amicizie, o per prendere parte a una conferenza, il suo accento di Sant'Avendrace (dove era nato) si rinvigoriva. Una battuta, certo, ma con quel pizzico di verità che ci fa comprendere bene come l'identità non sia una sorta di certificato di sardità, ma una condizione dello spirito, sia l'intelligenza. «La nostra vita è un continuo alternarsi di separazioni e ricongiungimenti.

FRATTURE E SALDATURE - Star fuori fa bene, fa bene coniugare passioni locali e visioni globali. Del resto un uomo è abituato a essere un esule». Che non soffre più il trauma del distacco quando impara ad abitare il presente in ogni parte del mondo questo sia. E Remo Bodei lo ha sempre fatto, fin dal termine dei suoi studi liceali. Le piccole storie Accanto alle ricchezze importanti come i suoi saggi di filosofia, i suoi studi su Hegel, filosofo amatissimo, ci ha consegnato, negli anni, una quantità di piccole storie che riaffiorano ora, con nostalgia, dopo la sua scomparsa. Una di queste è il suo incontro con la scelta di studiare filosofia. «Avevo scartato con sicurezza medicina e giurisprudenza e mi ero iscritto in Fisica a Roma. Ma non c'era un bell'ambiente. Un amico aveva un libretto di istruzioni per potersi iscrivere alla Normale di Pisa, una scuola prestigiosa». Detto, fatto. Bodei supera l'esame e diventa uno dei più eccellenti allievi normalisti. Ecco, gli piaceva l'idea che una parte della nostra esistenza fosse determinata dal caso, dall'occasione non cercata: il passo più delicato era saperla cogliere, viverla, interpretarla proprio come saper abitare il presente in ogni angolo della terra.

VIVEVA NEL MONDO - Se Pisa era la città che lo aveva adottato e dove aveva messo su famiglia, la sua casa era il mondo. La Germania, tempio della filosofia: aveva studiato a Heidelberg, ma anche in Inghilterra a Cambridge, e in America, in California, a Los Angeles che a New York. Da ultimo aveva in animo di andare in Francia. Lo aveva confidato a Pierluigi Lecis, ex direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Cagliari. «Era un po' stanco e affaticato - ricorda lo studioso - ma nonostante questo coltivava questo ultimo progetto. Non credo però che lo abbia realizzato». Se si insegna prima di tutto con l'esempio, Remo Bodei ci ha insegnato l'arte dell'ironia tagliente ma sempre pacata, l'amore per la propria terra, il bisogno di coltivare le passioni. E una naturale propensione alla serenità. Amava la musica. Aveva studiato flauto. «Mi ero iscritto al Conservatorio di Cagliari - ricordava - dove il mio insegnante mi aveva dato una grande lezione di umiltà. Avevo accennato all'aria di "Casta Diva" e il professore mi aveva fatto notare che per arrivare così in alto dovevo passare per uno studio più disciplinato». La musica è stata comunque una grande passione di Remo Bodei: «Mi accompagna sempre e la applico alla filosofia, sposa il massimo del rigore matematico con il pathos».
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