Il 2 novembre è il giorno che la Chiesa Cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. Una ricorrenza antica, risalente all'XI secolo, quando l’Abate Sant’Odilone di Cluny dispose che il 2 novembre si celebrasse la memoria dei defunti in tutti i monasteri cluniacensi. Successivamente questa pratica si estese in tutta la Chiesa occidentale.

La perdita di una persona cara rappresenta una vera e propria voragine per l’anima e per il volto che ne raccoglie le lacrime, giorno dopo giorno. Non esiste rassegnazione al dolore e neppure consapevolezza. Esistono sfumature tra cielo e terra che separano il vuoto dentro il quale poter navigare silenziosamente. Un lento corridoio pieno di persone, parole, sussurri e carezze dentro il quale si abbandona la consapevolezza di un saluto che non avrà mai una lauta regressione al passato.

Nel giorno della commemorazione dei defunti, i cittadini si recano al cimitero per raccogliersi nella più intima preghiera e nel ricordo dei propri cari. Un mazzo di fiori, un cero acceso e una lastra di marmo che cristallizza il tempo con una foto, mantenendo vivo il ricordo di un tempo lontano, desueto, scalfito per sempre nei ricordi.

Nomi, cognomi e immagini che osservano il cielo da anni, mesi, giorni, immobili rispetto all’universo circostante, incrociando gli sguardi di chi non ha più voce, intrecciandosi tra le rose e le sbiadite sfumature di una pioggia battente che scivola lenta sul viso come le lacrime. Il lutto è una condizione successiva e anticipatoria alla perdita di una persona cara. Spesso, purtroppo, la morte sopraggiunge anche all’improvviso, strappando alla vita terrena ogni forma di progettualità e di sorriso.

"Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi", asseriva Nietzsche. La consapevolezza di vivere una situazione di grave malattia, con un rischio per se stessi o per le persone care diventa l’anticamera di un’attesa difficile, dolorosa. Il lutto legato alla perdita di una persona cara si evolve in diversi stadi emotivi: confusione, incredulità, stordimento rappresentano la nota di testa, che accompagnano successivamente sentimenti come la rabbia e la costante ricerca del congiunto scomparso. La disperazione è infine l’ultima fase del dolore prima dell’accettazione.

"La morte, il più atroce di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Non è dunque nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più", Epicuro.

Angelo Barraco
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