Doveva essere inaugurata il 24 maggio dello scorso anno la nuova ala del museo di Cabras: una sala interamente dedicata ai Giganti, una nuova esposizione che renda finalmente giustizia a tutto il materiale rinvenuto nel sito di Mont'e Prama. Ma di fatto ancora tutto tace. Ogni mese l'amministrazione spera di poter inaugurare la nuova ala «il mese prossimo» poi passano i giorni e la situazione resta invariata. «Problemi burocratici» dicono in Comune, «autorizzazioni e permessi» che stanno creando i soliti ritardi. Sono due i nuovi padiglioni che dovrebbero andare a completare l'esposizione del museo lagunare, finanziati con i famosi 3 milioni previsti dal protocollo per la valorizzazione del patrimonio culturale del Sinis. Era il luglio del 2017.

Il ministro Dario Franceschini era venuto a Cabras per aprire la strada alla nuova Fondazione: Stato, Regione e Comune insieme per capire come gestire l'immenso patrimonio di Mont'e Prama. Da quel giorno ad oggi, non è cambiata una virgola: il sito è sempre lo stesso, con un cartello ridicolo e sempre più arrugginito e, da qualche settimana, Franceschini è tornato a fare il ministro. «Le condizioni per fare sistema ora ci sono» sostiene il sindaco di Cabras, Andrea Abis «non è pensabile gestire questo immenso patrimonio senza una solida rete alle spalle». Rete che però, fino ad oggi, è rimasta sostanzialmente sulla carta. Problemi burocratici? Ognuno li chiama come crede, fatto sta che il sistema ipotizzato nel 2017 ancora non esiste. Quello che invece è cambiato attorno al quadrato archeologico in cui sono state trovate, nel corso degli anni, le preziose statue è il paesaggio: una vigna rigogliosa circonda completamente lo scavo , nel territorio in cui il georadar del professor Ranieri aveva rilevato ben 57 mila anomalie archeologiche.

L'ingresso del museo lagunare (foto Raggio)
L'ingresso del museo lagunare (foto Raggio)
L'ingresso del museo lagunare (foto Raggio)

Ed è stata proprio la Soprintendenza, a dare il contestatissimo "via libera" alla piantumazione del vitigno, il 20 ottobre 2016, nonostante il parere negativo del Comune, e i risultati del georadar, che dal 2015 stava scandagliando i terreni attorno allo scavo. Motivo? «No comment». La firma è dell'archeologo Alessandro Usai che ha sempre preferito non commentare. Ma secondo il sindaco di Cabras d'ora in poi le cose cambieranno e si riuscirà anche a rimediare agli errori fatti. A cominciare da quel vigneto che nei prossimi mesi verrà espropriato. «Partiremo proprio dall'esproprio di quel terreno - spiega Abis - Utilizzeremo i fondi stanziati dalla Regione: 780 mila euro: 500 mila per gli espropri e 280 mila per la sistemazione del sito, oggi solo un cantiere. Servono servizi, parcheggi e soprattutto bisogno realizzare sulla collina un sistema drenante che convogli le piogge a valle, per evitare che durante lo scavo il sito si allaghi. Solo in questo modo potremo rendere fruibile al pubblico un luogo che oggi è impossibile visitare». Di fatto qualche anno fa il Comune aveva fatto una convenzione con la Curia (proprietaria del terreno) per l'apertura del sito al pubblico. Ma la convenzione, dopo poco tempo, aveva sollevato dubbi e polemiche «Aprire Mont'e Prama ai visitatori sarà molto difficile se prima non si rendere sicura». Aveva replicato la Soprintendenza al documento firmato dall'ex sindaco Cristiano Carrus e dall'allora arcivescovo di Oristano Ignazio e Sanna. In realtà Comune e Curia avevano fatto i conti senza l'oste: in quel protocollo mancava proprio la firma della Soprintendenza titolare degli scavi e proprietaria dei reperti.

Il protocollo stabiliva inoltre che il Comune doveva versare alla Diocesi il 10 per cento degli incassi dei biglietti. Anche questo ha sollevato un vespaio di polemiche prima di tutto da parte dell'associazione "Sardigna Nostra": «Pretendere dei soldi da un sito archeologico è vergognoso, soprattutto quando di mezzo c'è la Chiesa - aveva detto il presidente Bartolomeo Porcheddu - questo bene è di tutta la collettività sarda e non una contrattazione privata fra l'amministrazione e la Curia».

Turisti curiosi nel sito di Mont'ePrama (foto Raggio)
Turisti curiosi nel sito di Mont'ePrama (foto Raggio)
Turisti curiosi nel sito di Mont'ePrama (foto Raggio)

Il sito era stata quindi chiuso di nuovo e oggi esistono i finanziamenti per la sua messa in sicurezza: i 280 mila euro che il Comune ha annunciato di utilizzare a breve. Gli altri 500 mila serviranno per effettuare gli espropri dei terreni in cui sono state rilevate le anomalie. Ma forse, proprio a causa di quel vigneto i fondi non saranno sufficienti. Per entrare in possesso del terreno dell'imprenditore tonarese, Ivan Arangino ci vorrà, a occhio e croce, almeno il doppio. Pare infatti che per espropriare una vigna (che ormai ha 3 anni di vita) si debba tener conto dell'aspettativa di produttiva delle piante, circa 20 anni. «Esproprieremo tutto il possibile coi fondi che abbiamo - spiega il sindaco - e su quei terreni avvieremo i riscontri alle anomalie registrate del georadar».

Arangino non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni su questo argomento. L'unica cosa che dice è di aver fatto tutto in piena regola. Intanto le procedure per gli espropri vanno avanti e il sindaco di Cabras regolarmente incontra i vertici della Soprintendenza, a Cagliari, per discutere sui problemi di Mont'e Prama. «Sono incontri regolari, quasi ogni settimana, la gestione di questo patrimonio è molto complessa e il dialogo tra i diversi soggetti è molto importante» Qualche giorno fa Andrea Abis ha consegnato alla Soprintendenza il piano degli espropri che inizieranno a breve. Mont'e Prama tornerà quindi tutto (o quasi) nella disponibilità pubblica e i tempi non saranno biblici dice il primo cittadino di Cabras: «Nove mesi al massimo - dice lui- il tempo che ci vuole per fare un bel bambino».
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