A tredici anni Sofia si sente una ragazza come tante altre. Ha un rapporto difficile con i genitori. Ha gli amici, la scuola dove parcheggiarsi durante le giornate. Poi ci sono i social per sentirsi un po’ di più al centro del mondo e, soprattutto, la musica Trap, la colonna sonora senza la quale nulla sarebbe più lo stesso. Questa quotidianità noiosa e annoiata viene però sconvolta da un incidente e Sofia si ritrova in ospedale. Qui conosce Ruben, un ragazzo che si sente sbagliato da quando è nato, che ha problemi a scuola e che non riesce a capire quale posto occupare nel mondo. Tra i due ragazzi è il classico colpo di fulmine che sconvolge la loro vita come solo il primo amore può fare. Ma Sofia e Ruben, tra incomprensioni e riappacificazioni, scoprono soprattutto di completarsi l’uno con l’altro e che la vita può essere anche diversa da come la immaginavano prima di conoscersi.

Scandito capitolo dopo capitolo dai versi delle canzoni dei maggiori trapper italiani, da Vegas Jones a Tedua, passando per Gemitaiz e Sfera Ebbasta, Ascolta i battiti (Il Castoro, 2019, Euro 12,50, pp. 192) è una vera e propria immersione nell’universo adolescenziale, raccontato quasi in presa diretta dalla giornalista Zita Dazzi. Il risultato è un libro nato dall’incontro con i giovani, dall’ascolto delle loro parole e dal confronto diretto con loro. Ma cosa si può imparare a stretto contatto con quella che potremmo definire generazione Trap.

"Non ho imparato nulla di inatteso - dice l'autrice -. Ho avuto piuttosto la conferma di come il mondo giovanile si senta poco ascoltato, a scuola così come in famiglia. La tendenza degli adulti è di giudicarli, spesso in base a stereotipi, ma senza stare a sentire cosa hanno da dire i giovani. Questa è la cosa di cui si lamentano di più in ragazzi ed è anche la ragione del titolo del libro, Ascolta i battiti, che è poi un verso di una canzone di Gemitaiz".

Spesso noi adulti non comprendiamo proprio il Trap, questa musica che ha un ruolo tanto importante nel suo libro. Ma perché questo genere piace tanto ai giovanissimi?

"La musica Trap è molto lontana dai gusti di noi adulti, inutile negarlo, però se si comincia a leggere con attenzione i testi delle canzoni dei trapper si comprende maggiormente perché funzionano tra i ragazzi".

Già, perché?

"Prima di tutto partiamo dal fatto che questa generazione di giovani si sente ripetere continuamente che non c’è speranza per il futuro, che affogheranno nella plastica e che non potranno contare sulle sicurezze avute dai loro genitori. Guarda caso questi ragazzi hanno scelto una musica che parla di gente della periferia, ai margini della società ma che, almeno agli occhi dei giovanissimi, da qualche parte è arrivata. Un trapper come Ghali scrive versi come 'sono uscito dalla melma, da una stalla a una stella, compro una villa alla mamma…'. È un messaggio di speranza per ragazzi a cui viene costantemente detto che per loro non c’è futuro. In quelle canzoni c’è ritmo e speranza anche per gli sfigati".

Ruben e Sofia, i due protagonisti del libro, si conoscono e tra loro scatta qualcosa di più di una semplice attrazione. Cosa li unisce così fortemente?

"Si riconoscono reciprocamente. Sono entrambi a disagio in famiglia e a scuola. Sono entrambi incerti e si ritrovano ad avere a che fare con adulti che non riescono a parlare con loro. Sia la famiglia di Ruben, sia quella di Sofia delegano il dialogo con i figli agli psicologi, che procedono a forza di stereotipi e non riescono a costruire una vera relazione con questi due giovani".

Anche la scuola non riesce a fare meglio …

"Oggi se un ragazzo non ottiene grandi risultati a scuola, non sta nella logica meritocratica che va tanto di moda, allora è segnato a vita. Sinceramente vorrei una scuola più modello don Milani, una scuola che si prenda cura di chi fa fatica. Facile insegnare se si mandano avanti solo quelli che sanno studiare, che avanzano anche da soli e si marginalizzano gli altri. Non dobbiamo poi stupirci dell’aumento negli ultimi anni del disagio scolastico. Forse dovremmo chiederci perché la scuola non riesce a intercettare questo disagio… Perché respinge anziché accogliere?".

Perché a suo parere?

"Non ho una risposta semplice e pronta a questa domanda. Probabilmente anche le famiglie hanno molta ansia da prestazione e mettono la scuola e soprattutto i docenti sotto stress. Come reazione la scuola si chiude a riccio, fatica confrontarsi con un mondo esterno fatto di genitori che vedono il successo del figlio come cartina di tornasole del loro essere buoni genitori. Sta di fatto che ci troviamo in una congiuntura storica in cui gli adulti – genitori e insegnanti – non sanno come maneggiare una materia esplosiva come l’adolescenza e questo crea un grosso problema".

Il suo è un romanzo sui ragazzi, scritto per i ragazzi. Ma il libro non è uno strumento antiquato per intercettare i giovani di oggi?

"Certo l’adolescente medio legge poco o piuttosto legge molto sul proprio smartphone. In realtà i ragazzi leggono anche le notizie, gli articoli dei giornali, solo che li cercano su Facebook e non in edicola. Detto questo credo sia giusto insistere ancora sulla necessità di leggere libri e credo che la scuola in questo senso abbia un ruolo decisivo. Il mio romanzo nasce con l’intenzione di far vedere ai giovani che c’è un libro che racconta il loro mondo. Non ci sono da leggere solo fiabe di ragazze ribelli e maghi con i superpoteri. Si possono trovare storie reali, incentrate su giovani veri, che non sono né eroi, né supereroi".
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