Grande successo a Münster, in Germania, per la presentazione dei primi risultati dell'analisi linguistica condotta su 81 alunni delle scuole elementari di Biella con l'obiettivo di approfondire come viene percepita e raccontata la "migrazione" da parte dei bambini, anche di 6 anni di età. Un secondo aspetto dello studio, di natura più linguistica, riguarda invece il mantenimento di caratteristiche fonetiche proprie delle lingue di origine dei genitori e, in qualche caso, dei nonni.

Il progetto è stato sviluppato nell'ambito del Circolo Culturale Sardo di Biella, e a occuparsene la dottoressa Chiara Meluzzi, docente e assegnista di ricerca all'Università degli Studi di Pavia.

"La disseminazione dei risultati è una parte fondamentale del lavoro di ricerca" - commenta la dottoressa Meluzzi - specialmente nel caso di un progetto sperimentale, come quello che sto conducendo proposto dal Circolo Culturale Sardo di Biella; fondamentale condividere e far conoscere il lavoro ad altri studiosi, per poter ricavare da loro idee, consigli, a volte anche critiche che aiutino a migliorare".

"Inoltre - continua la docente - in questo modo si porta alla conoscenza della comunità internazionale il bel lavoro che ormai da tre anni stiamo svolgendo sul territorio biellese su beni immateriali presenti nel territorio, attraverso il tema delle migrazioni e dell'identità linguistica, grazie a condivisione e sostegno della Regione Piemonte e della Regione Autonoma della Sardegna".

Il progetto riguarda la raccolta dati su beni immateriali attraverso saperi e luoghi della cultura alimentare, saperi tecnici artigianali e, in generale, i saperi del lavoro connessi ad attività produttive e del commercio tradizionale, riti e consuetudini sociali che documentano e sollecitano processi di partecipazione, di inclusione e di conoscenza.

Stratificate nel tempo, migrazioni antiche e moderne che caratterizzano l'attuale popolazione biellese permettono di studiare elementi linguistici delle comunità nel loro permanere, modificare, integrarsi o scomparire. Su questi orizzonti vengono intervistati sia gli adulti, testimoni di identità, i migranti veri e propri, sia i bambini delle due scuole elementari locali, figli o nipoti di migranti.

Un lavoro impegnativo, dunque, ma che sta dando risultati e riceve commenti molto positivi dagli studiosi di tutto il mondo, interessati a vedere e osservare i futuri sviluppi.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata