Un nuovo e importante progetto dell'Università di Cagliari in tema di tutela dell'ambiente.

Al via l'iniziativa "Mediterranean Integrated System for water Supply" (MEDISS), che si pone l'obiettivo di riutilizzare i reflui trattati, miscelati con acque dolci di falda e o piovane in aree con evidente scarsità idrica o in presenza di salinizzazione delle falde stressate da importanti prelievi.

Il primo meeting è fissato per lunedì 21 e martedì 22 ottobre alle 9 nell'aula Magna Baffi della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell'Ateneo.

MEDISS intende affrontare il problema della disponibilità limitata d'acqua, condiviso da molti Paesi dell'area del Mediterraneo, pur con notevoli differenze tra loro: i Paesi del Sud e dell'Est sono particolarmente colpiti dalla siccità e tre dei quattro Paesi coinvolti nel progetto (Palestina, Giordania e Tunisia) soffrono di "carenza strutturale" d'acqua, con meno di 500 metri cubi pro capite all'anno.

La Sardegna, d'altra parte, è una delle regioni dei Paesi europei del Mediterraneo con meno risorse idriche e a più alto rischio di desertificazione. In molti Paesi, inoltre, la scarsità d'acqua si traduce in una maggiore pressione sulla più importante fonte d'acqua: quella delle falde, mentre nella nostra regione si concretizza con una crescente domanda di risorse dai grandi bacini artificiali.

Il progetto - il cui coordinatore scientifico è Giovanni Sistu, docente alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche - coinvolge 6 partner internazionali, e vuole favorire l'incremento dell'uso di acqua non convenzionale, principalmente acque reflue depurate (Treated Waste Water, TWW), contribuire alla desalinizzazione delle acque salmastre, e, insieme, lavorare alla promozione delle Best Agricultural Practices (BAP) e delle energie rinnovabili.

La durata prevista è di 3 anni, e la dotazione finanziaria è di 2,4 milioni di euro, di cui 2,2 milioni di contributo dell'Unione europea.

MEDISS affronterà le problematiche delle realtà mediterranee coinvolte nel progetto attraverso soluzioni innovative, diverse per ogni regione: miscelazione di acque reflue depurate con acque superficiali del Wadi e acque salmastre (Palestina, Valle del Giordano); dissalazione per osmosi inversa con membrana innovativa a lunga durata e utilizzo energia solare (Giordania, Governatorato di Aqaba); impianto pilota di stripping dell'ammoniaca a membrane per fertilizzazione (Italia, Arborea); trattamento terziario con innovativo letto filtrante (Tunisia, Gabes).

I risultati e le lezioni apprese saranno diffusi nei Paesi del Mediterrano con una strategia di comunicazione ad hoc per facilitare il trasferimento e la capitalizzazione in altri Paesi e in altri settori. Il progetto contribuirà, nel lungo termine, ad un bilancio idrico sostenibile nelle aree interessate, aumentando la resilienza allo stress idrico e ai cambiamenti climatici.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata