Sono passati ottant’anni dal 1° settembre 1939. In quel giorno di fine estate le truppe del Terzo Reich tedesco oltrepassarono i confini della Polonia e diedero il via alla sanguinosa occupazione del Paese. Francia e Gran Bretagna nel giro di poco tempo entrarono in guerra contro la Germania nazista e il conflitto assunse dimensioni sempre più vaste, fino a diventare il primo scontro bellico globale della Storia. Meno di sei anni dopo, nella primavera del 1945, quando in Europa ci fu il cessate il fuoco, più di sessanta milioni di persone avevano perso la vita, gli ebrei avevano conosciuto l’abominio della Shoah e l’intero continente europeo era devastato, inselvatichito e da ricostruire dalle fondamenta.

Di fronte a una catastrofe di queste dimensioni molti storici hanno provato a interrogarsi sul tema dell’inevitabilità di quella guerra. Hanno provato a chiedersi inoltre se una volta iniziata era scontato che diventasse così spietata e violenta tanto da far ricorso alle tecnologie e alle strategie più distruttive per piegare il nemico. Un bel contributo alla discussione su questi temi e all’analisi sugli eventi che caratterizzarono quel conflitto globale ci viene dallo storico americano Victor Davis Hanson, autore del poderoso saggio La Seconda guerra mondiale (Mondadori, 2019, Euro 38,00, pp. 792. Anche EBook), in uscita il prossimo 10 settembre.

Diciamo subito che siamo di fronte a una ricostruzione storica estremamente accurata e documentata, ma non per questo “barbosa”. Anzi, Hanson ha una scrittura coinvolgente e riesce a ripercorrere con bel ritmo narrativo le tappe cruciali della guerra, concentrandosi sulle battaglie decisive, sugli armamenti e le tecnologie sempre più letali, sulla distruttività dei metodi di combattimento, sugli errori e i successi dei comandi supremi e sul ruolo della popolazione civile. Emerge inoltre nel saggio il ruolo avuto dall’economia, dalla scienza e soprattutto dall’industria nel direzionare le sorti del conflitto. E non manca il racconto degli uomini – dai leader ai soldati schierati in prima linea – che parteciparono a quella guerra così spietata.

Il saggio però non vuole essere una mera ricostruzione delle vicende belliche. Il libro, infatti, spicca per la capacità dello storico americano di non evitare i grandi e spinosi interrogativi che accompagnano da sempre la Seconda guerra mondiale.

L'autore del saggio

Victor Davis Hanson
Victor Davis Hanson
Victor Davis Hanson

Quesiti scomodi anche per chi quel conflitto lo ha vinto: com’è stato possibile che Paesi dalla grande tradizione civile e culturale si siano trovati nella condizione di sacrificare milioni di vite, mobilitando risorse e tecnologie per produrre micidiali strumenti di morte e distruzione? Come mai un conflitto iniziato in Europa ha avuto una escalation letale, che l’ha portato ad assumere una dimensione globale? Soprattutto, si fece abbastanza per frenare le politiche aggressive di Hitler? La risposta di Hanson è di tipo non solo storiografico, ma anche morale: non si fece tutto quello che andava fatto, ci fu una colpevole e consapevole indifferenza di fronte ai tanti segnali di violenza e sopraffazione dati dal nazifascismo durante gli anni Trenta. Le grandi democrazie seguirono la politica dello struzzo che poi le catapultò nell’enorme tragedia della Seconda guerra mondiale. In questo senso il libro di Hanson suona come un monito per le generazioni presenti e soprattutto per quelle future, un monito a non sottovalutare i segni del proprio tempo, a non considerare con noncuranza chi parla di sopraffazione, chi usa le categorie dell’odio per alimentare la lotta politica. Un monito a non dimenticare quello che è accaduto nella nostra civilissima Europa solo otto decenni fa.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
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